La pace si sta facendo strada in Ucraina attraverso mille ostacoli e trappole. Ieri Vladimir Putin ha accusato il suo omologo ucraino Zelensky di non voler mettere fuorilegge le milizie dell’estrema destra presenti sul teatro di guerra che ostacolano il cessate il fuoco e soprattutto impediscono il ritiro delle truppe regolari dal Donbass.

«ZELENSKY NON PUÒ GARANTIRE il ritiro delle unità ucraine come parte della separazione delle forze in guerra nelle aree di Zolotoy e Petrovsky. Le formazioni militari nazionaliste (si tratta del battaglione Azov e di altre colonne militari volontarie di estrema destra ndr) sono arrivate sulla linea del fronte e hanno dichiarato pubblicamente: «Se l’esercito abbandona le posizioni, noi resteremo lì» ha sostenuto il capo del Cremlino a margine dell’incontro della Confederazione degli stati indipendenti in Turkmenistan. Una postura, quella dei gruppi ultranazionalisti, che il presidente ucraino è costretto a prendere maledettamente sul serio.

L’altro ieri ha convocato presso gli uffici presidenziali i rappresentanti di tutti i gruppi di estrema destra compresi quelli più discussi come S-14 e Nazkorps colpevoli di pogrom contro la comunità rom e lgbt, cercando di indurli a più miti consigli e, secondo le voci raccolte da Strana, promettendo per i loro leader posti nella polizia. Niente da fare: la destra ha confermato la linea dura.

Continueranno le manifestazioni contro quella «formula Steinmeier» considerata dai neofascisti una «capitolazione» e soprattutto impediranno il ritiro delle truppe dal fronte.

IN QUESTO QUADRO oggi è prevista, in piazza a Kiev, un’altra manifestazione delle destre come 7 giorni fa, quando sfilarono circa 10mila persone.
Dalla sua Zelensky, è vero, continua ad avere l’opinione pubblica. Un gruzzoletto di credibilità che lo rende ancora ottimista al netto di una situazione economica ancora segnata da inflazione e debolezza della grivna.

Secondo un’indagine commissionato dal centro Razmukov l’82% degli ucraini è favorevole al raggiungimento una pace stabile nella regione. Ma nel dettaglio le posizioni sono più sfumate.

Il 56% dei rispondenti è favorevole alla formazione di regioni a statuto federale a Donetsk e a Lugansk: non una grande percentuale se si pensa che questo è uno dei pilastri degli Accordi di Minsk.

È significativo però che per la prima volta la maggioranza degli ucraini sarebbe favorevole a una negoziazione diretta con i rappresentanti delle repubbliche autoproclamate.

UNO STATO D’ANIMO POPOLARE diversificato e geograficamente a macchie di leopardo che il governo del Tridente dovrà continuare a monitorare visto la volatilità della situazione interna. In Ucraina orientale intanto continuano gli scontri tra gli eserciti in lotta.

L’Osce ha rilevato nella seconda metà di settembre 9650 violazioni del cessate il fuoco, una media di 866 scontri a fuoco al giorno.  Sul campo purtroppo sono rimasti 4 soldati ucraini e 5 delle repubbliche «ribelli» così come 10 civili.