Nonostante il suo nome, Pupa non è una bambina leziosa che porta i cappelli color ciliegia. Siamo in un ipotetico 2020, quando gli affetti vengono barattati per denaro (uno scenario che non è tanto fantascientifico nemmeno oggi) e Pupa appartiene alla generazione delle nonne che pagano dei finti nipoti per aver compagnia. Cresce così un esercito di professionisti del «pasticcino con tè» che cammina nella vita con una unica certezza: non bisogna mai affezionarsi ai propri datori di lavoro. Adele, la voce narrante, ha tredici anni e non è contenta di aver in sorte quella signora dal nome improbabile. Non promette niente di buono. Non può sapere che rappresenterà un’inaspettata avventura, provocando un terremoto tra le maglie degli stereotipi.

Pupa  è il libro scritto dalla giornalista e autrice Loredana Lipperini (per la serie Il Quaderno Quadrone delle edizioni Rrose Sélavy, euro 12, illustrazioni di Paolo d’Altan). Ma chi è quella donna che ha chiesto un Sostituto nipote in dote? Un’anziana in jeans, piuttosto spigliata nei suoi modi: sfodera pennelli, colori e acchiappanuvole (retine pronte all’assaggio dell’aria soffice), usa i tulipani per decorare cappelli e fa molte domande. Per poi infrangere le regole: «Lascia perdere quello che ti hanno insegnato. Non guardo la televisione e non vedo la tv». Ovvero, non è una rimbambita né un’inguaribile nostalgica. È invece una incantevole affabulatrice, capace di raccontare storie eccentriche di cammelli che sputano e Jinn, spiritelli del fuoco che ingurgitano peperoncini. Lei, da piccola, viveva a Bengasi con i genitori e lì aveva intuito che esistono molte realtà parallele; soprattutto, aveva capito che è sempre meglio non cancellare la magia dal quotidiano. Meno male, perché sarà proprio il Jinn a salvarle la vita, un giorno, afferrandola per le spalle e facendole schivare una bomba.

Ascoltando e imparando, Adele arriverà a destinazione. Avrà in eredità un braccialetto azzurro e una lettera di commiato. E avrà capito che quell’anziana dal maglione a girocollo blu aveva una missione: iscriversi al registro dei Richiedenti per accalappiare quegli adolescenti in veste di «Sostituti» e rovesciare i loro cliché sulla vecchiaia. Perché essere anziani significa soprattutto avere molto tempo a disposizione per il sogno e per le idee più strampalate. Non c’è bisogno di essere sempre produttivi e seriali, a questo mondo.