Serenella Pansoni lavora da oltre 30 anni alla Prefettura di Sondrio, ma secondo un decreto per il momento messo in stand-by dal governo, il suo dovrebbe essere uno dei 23 uffici soppressi: verrebbe accorpata a Bergamo. Il suo posto di lavoro è del tutto in forse, perché una volta applicata questa riforma, tra i possibili rischi c’è la messa in mobilità. «Quando i sindacati hanno chiesto al Viminale che fine avrebbero fatto i dipendenti delle prefetture soppresse- racconta lei, che è una Rsu della Fp Cgil – il ministero ha risposto: “intanto facciamo, al come ci si pensa poi”. Una frase che può aprire tutti gli scenari».

Anche Serenella sarà in piazza oggi, a Roma, ma ci spiega che non manifesterà soltanto per il contratto: «Io sento una forte appartenenza allo Stato, ho un alto senso del mio servizio – dice – E soprattutto vorrei che si recuperasse la dignità del nostro lavoro, perché da Brunetta in poi è stato solo un attacco, la nostra immagine è stata sporcata, mentre il pubblico è davvero prezioso. Lo hanno manifestato tutti i Comuni della nostra provincia, le associazioni, i semplici cittadini che sono venuti alla nostra ultima assemblea pubblica, firmando insieme a noi una petizione perché la prefettura di Sondrio non venga soppressa». Ma una prefettura può essere così necessaria? «Prendiamo gli abitanti di Livigno, nota stazione sciistica sulle Alpi – spiega Pansoni – Se spostiamo tutto a Bergamo, dovranno fare 122 chilometri in montagna, passando da Lecco, per usufruire dello stesso servizio che prima avevano a una distanza molto minore. Io sono funzionaria amministrativa, mi occupo del contenzioso e delle sanzioni, come le multe, e avendo un costante rapporto con il pubblico mi rendo conto di come possiamo essere utili, quando crediamo nel nostro lavoro. Tra l’altro i tagli si prevedono anche ai vigili del fuoco, con i comandi che verranno portati a semplici distaccamenti, e le questure che diventeranno commissariati. È lo Stato che rischia di arretrare, in territori in cui magari la sua presenza è preziosa».

Con il recente allarme terrorismo la riforma è stata messa in stand-by, ma resta sul tavolo del governo. «Noi chiediamo di poter discutere i cambiamenti: non siamo perché tutto resti com’è, ma si devono valutare attentamente le esigenze dei cittadini – conclude Serenella Pansoni – Contrattare vuol dire per noi partecipare: non è solo una questione di salario, che pure è importante, ma riguarda la programmazione dei servizi pubblici».