I lavoratori delle province non si arrendono e continuano a occupare le sedi di lavoro: a Firenze hanno passato in ufficio anche questa notte, a Milano si sono incatenati i precari. A Massa hanno inscenato un funerale-protesta. Intanto oggi la ministra Marianna Madia vedrà i sindacati.

Dopo le novità introdotte dalla legge di stabilità, che comunque non rassicurano i lavoratori, oggi quindi è atteso il faccia a faccia con il governo. L’idea – spiegano i sindacati – è quella di mettere a punto un calendario di appuntamenti, una sorta di road map, che consenta di risolvere il caos normativo generato da quanto previsto nella legge Delrio di aprile scorso e dalle soluzioni proposte oggi nell’ambito della manovra. La leader Cgil Susanna Camusso non a caso ha notato che tra le due normative ci sono a questo punto evidenti «contraddizioni».

Il sottosegretario Angelo Rughetti ieri ha cercato di rassicurare i dipendenti pubblici: «Con la legge di stabilità – ha spiegato – si attiva un percorso parallelo di distribuzione del personale delle Province che sarà agevolato dal blocco dei concorsi per comuni, regioni e Stato». «Il governo deve emanare un decreto previa concertazione con i sindacati per stabilire i criteri» sulla mobilità», ha poi aggiunto, confermando che a gennaio sarà convocato un tavolo di confronto.

«La riallocazione delle funzioni di competenza regionale spetterà alle Regioni e non al governo – ha continuato Rughetti – Saranno queste che dovranno stabilire risorse umane, strumentali e finanziarie da destinare agli enti che saranno i nuovi titolari delle funzioni amministrative in questione. Saranno attivati tavoli regionali con la presenza di Comuni, Regioni e Stato per accelerare la ricognizione e la mappatura dei posti disponibili».

Resta alta la preoccupazione, soprattutto sul fronte delle ricadute occupazionale: «Siamo di fronte a dei tagli lineari e alla incomprensibilità di che cosa sarà delle deleghe concrete che le province hanno oggi. La manovra crea degli esuberi per i quali non è sicuro ci sia una ricollocazione», affermano i lavoratori fiorentini.