Nel secondo giorno di manifestazioni che definiscono «a oltranza», ieri un centinaio di agricoltori arrivati dal bresciano e da tutto il Veneto hanno bloccato con i trattori l’ingresso del mercato ortofrutticolo di Verona. Il giorno precedente c’erano stati blocchi stradali, sit-in e sfilate di trattori in diverse città per protestare contro le politiche agricole dell’Unione europea. A Bologna martedì i manifestanti sono arrivati sotto la Regione e a Orte hanno bloccato l’autostrada del Sole, a Crotone hanno bloccato la statale 106 e a Viterbo hanno paralizzato la via Cassia.

Ieri, In un’audizione alla Commissione Agricoltura della Camera dei deputati, il capogruppo del Pd Stefano Vaccari e i deputati Alessandra Forattini, Stefania Marino e Andrea Rossi hanno spiegato come nella legge di bilancio approvata a fine dicembre il governo ha abolito l’esenzione Irpef per il settore agricolo, «disponendo che le rendite catastali dei terreni tornino a essere imponibili ed escludendo dalle agevolazioni del reddito agricolo quello proveniente da canoni delle rinnovabili che non saranno più agevolati». Il governo ha inoltre cancellato l’esenzione contributiva di due anni per gli imprenditori agricoli che hanno meno di 40 anni e ha reso obbligatoria l’assicurazione contro gli eventi estremi. Nello stesso provvedimento, secondo i parlamentari democratici il ministro Lollobrigida a aumentato il suo staff al ministero, togliendo due milioni di euro al settore.

Gli agricoltori però protestano soprattutto contro le politiche agricole europee e contro la promessa del governo all’Europa di tagliare entro il 2026 i «sussidi ambientalmente dannosi», cioè gli incentivi dati in maniera diretta, con finanziamenti, o indiretta attraverso il taglio delle tasse, per ridurre il costo dell’utilizzo di fonti fossili o di sfruttamento delle risorse naturali. Tra le misure previste c’è il taglio di alcuni sconti sul gasolio per le aziende agricole, un provvedimento analogo a quello che in Germania ha scatenato la protesta degli agricoltori che hanno sfilato con i trattori a Berlino.

«Tasse e accordi internazionali anche bilaterali con Paesi che permettono di portare qui merci a pezzi stracciati ci stanno uccidendo», dice Danilo Calvani, un piccolo imprenditore agricolo di Pontinia, in provincia di Latina. Calvani è il leader del Comitato agricoltori traditi, che ha organizzato le proteste di questi giorni. Nel 2009 fu tra i fondatori della Lega nel Lazio, poi creò il Coordinamento 9 dicembre, che aderì alle proteste dei cosiddetti «forconi», un movimento di agricoltori, autotrasportatori e pescatori che protestavano contro l’allora governo Monti. I «forconi» furono sostenuti da gruppi di estrema destra come Forza Nuova e furono sospettati anche di connivenza con la mafia. A una conferenza stampa a Catania partecipò anche il boss Vincenzo Ercolano, titolare della Geotrans, una ditta che trasportava prodotti agricoli poi sequestrata per mafia e recuperata dai lavoratori. I «forconi» arrivarono a minacciare persino una «marcia su Roma», che si concretizzò in una manifestazione al Palacavicchi, un locale di 18 mila metri quadrati alla periferia est, vicino all’aeroporto di Ciampino, dove si organizzavano serate di ballo caraibico e che è stato demolito per abusi edilizi nel 2022. La carriera politica di Calvani fu poi azzoppata da un articolo di Vanity Fair in cui si raccontava come si spostasse da un comizio all’altro con una Jaguar di un «amico camionista» sotto fermo amministrativo.
Ora l’imprenditore agricolo è rispuntato come leader delle proteste degli agricoltori e se la prende con «le grandi confederazioni agricole». «Ci hanno tradito. Una delle ragioni principali della nostra mobilitazione è proprio contro di loro. Speriamo vengano azzerate e commissariate. Si sono sedute e prostrate ai diktat. I loro capi prendono stipendi milionari all’anno e noi stiamo morendo di fame. Tutto è partito dalle quote latte, quando ci hanno massacrato e sono andati contro gli allevatori. Stanno applicando lo stesso sistema contro tutti noi», dice.

Nel mirino c’è la Coldiretti, che è la più grande organizzazione di agricoltori in Italia ed è ritenuta vicina alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. «A parole sta con gli agricoltori, ma nei fatti s’ingozza di milioni di euro» e «viene foraggiata da una classe politica da anni perversa e parassita», hanno detto alle agenzie di stampa i manifestanti che sono scesi in strada. La Coldiretti ha stretto un legame molto forte con il governo, testimoniato dal fatto che sia Meloni che Lollobrigida a ottobre hanno partecipato al Villaggio dell’associazione al Circo Massimo a Roma e che il ministro dell’Agricoltura ha nominato come capo di gabinetto al ministero proprio un dirigente della Coldiretti, Raffaele Borriello.

L’agenda politica che ha suggerito al governo con una lettera aperta va dalla difesa della sovranità alimentare al no alla carne coltivata, cioè prodotta con cellule staminali allevate in laboratorio, temi sui quali gli agricoltori «traditi» in teoria dovrebbero essere d’accordo.
Negli ambienti del centrodestra però si vocifera che dietro le manifestazioni di piazza e le polemiche contro la Coldiretti ci sia la Lega di Matteo Salvini, che vuole recuperare gli elettori passati a Fratelli D’Italia e potrebbe candidare alle elezioni europee, insieme al generale Roberto Vannacci, proprio Danilo Calvani.