Iniziando a scrivere le vite di Teseo e di Romolo, Plutarco ammetteva di avventurarsi in un territorio remoto e insicuro, pieno di eventi prodigiosi, più adatto ai poeti che agli storici. In una biografia di Enea il tracciato appare analogo. Al tema non giovano rigori storici, che ritengano irrecuperabile il passato più antico, né sicurezze positivistiche, che sperino di distinguere una versione della leggenda più vera delle altre: serve la capacità di ascoltare le voci della tradizione, e di ritrovarne il senso. Con passo da classicista e antropologo muove dunque Mario Lentano nel suo Enea L’ultimo dei Troiani, il primo...