1. No a“grandi opere” inutili per le comunità, invasive per l’ambiente, colpevolmente onerose.

Una sola “grande opera” di ricucitura da Nord a Sud deve essere la priorità, un’opera capillare di risanamento e protezione che può dare risultati occupazionali in molteplici settori, nel segno della qualità degli interventi e dell’occupazione stessa.

– La cura, la messa in sicurezza, la manutenzione, la protezione dell’ambiente, il contrasto al dissesto idrogeologico sulle coste e nell’interno, la difesa delle spiagge e degli arenili, la riqualificazione urbana a partire dagli edifici pubblici, scolastici e residenziali, il rinfoltimento dei boschi , delle aree verdi ed il potenziamento del verde urbano;

-la salvaguardia dei beni comuni, del patrimonio culturale storico-artistico

– la bonifica siti inquinati, il contrasto inquinamento aria suolo acqua, gli incentivi economia circolare,  fonti rinnovabili, riciclo e riuso,  trasporto e mobilità non inquinanti

– prevenzione delle pandemie e delle malattie da inquinamento: lotta alle discariche abusive, agli allevamenti intensivi invivibili e inquinanti, che minacciano le esistenze di tutti gli esseri viventi

  1. Un nuovo patto per la terra  che preveda maggiori investimenti nell’ agricoltura sostenibile, in agroecologia e agrobio, per favorire la crescita delle piccole imprese agricole soprattutto quelle a conduzione femminile. Destinare fondi per andare oltre le regole di finanziamento europeo, prevedere prestiti a fondo perduto per acquisto terreni e implementazione delle coltivazioni biologiche e biodinamiche, per la sostenibilità e l’economia circolare nel settore. 
  2. Occorre un piano di Investimenti pubblici per incrementare i livelli di occupazione femminile  superando il gender pay gap che si annida dell’organizzazione del lavoro e nella contrattazione aziendale e la segregazione settoriale imposta dal “mercato” che continua a mantenere distinzioni di valore fra occupazioni ritenute maschili e quelle ritenute femminili;

-inserire come prioritario l’obiettivo, indicato anche dall’UE, del raggiungimento del 60% di occupazione femminile fissando un preciso arco temporale ed i settori dove operare l’aumento. E’ indifferibile un piano di investimenti per una massiccia assunzione di donne nella PA attraverso strumenti di orientamento e gestione pubblica dell’accesso al lavoro. A questo fine la programmazione del PNRR deve prevedere ’utilizzo simultaneo di più forme di finanziamento europeo liberando in molti settori la spesa corrente del bilancio dello Stato le cui risorse possono essere impiegate per questo obiettivo;

– l’ esclusione delle donne dal mercato del lavoro è spesso legata al pregiudizio sulla maternità. Istituire un mese continuativo di astensione obbligatoria (congedo di paternità)  del padre,da dover richiedere entro il sesto mese di vita del bambino;

-eliminare le politiche di defiscalizzazione e de-contribuzione del lavoro femminile

-prevedere una revisione dei congedi, del computo di malattia e del riconoscimento della grave

patologia per garantire i diritti di tutte e tutti i lavoratori;

  1. Le politiche di genere vanno separate dalle politiche per la famiglia, che spesso per le donne sono addirittura contro producenti. 

Va riconosciuta e valorizzata  la centralità dei lavori di riproduzione sociale e domestica, inclusa l’assistenza a familiari, per ricostruire  un sistema socio-assistenziale e sanitario integrato come diritto delle e dei cittadini. Un servizio che regolamenti  tutti i servizi pubblici e privati, le figure professionali e i/le caregiver anche familiari e/o amicali ,  la sanità ospedaliera e territoriale, l’assistenza sociale, le Rsa, le associazioni di volontariato, le Oss e le assistenti familiari, una figura professionale  in cui sono occupate in maggioranza donne migranti il cui lavoro di cura (non gratuito) a domicilio merita una  rivalutazione  sociale, culturale  ed economica;

-ridefinire finalità e prestazioni dei consultori pubblici assegnando loro il ruolo di servizi territoriali di prevenzione con figure professionali adeguate in base a qualità e quantità, legate agli specifici bisogni del territorio. Attuare la legge dello Stato sulla proporzione tra abitanti e numero dei consultori oggi largamente disattesa dalle Regioni;

-modificare il sistema educativo 0-6 operando una riforma che non veda più come servizi a domanda individuale per trasformarli in un diritto delle e dei bambini. Gli asili nidi dovrebbero essere parificati alle scuole per l’infanzia con l’eliminazione della retta e la previsione di un contributo economico (su base ISEE) solo per il pranzo, il pre e il post servizio (prima delle 9 e dopo le 16.00);

– per tutto il ciclo delle scuole dell’obbligo, servono investimenti per una educazione di genere, non violenta, contro gli stereotipi ed ogni forma di discriminazione . L’educazione di genere deve essere inserita tra le linee guida dell’Istituzione dell’educazione civica curriculare;

-prevedere un consistente aumento delle risorse destinate ai centri anti-violenza, senza vincolo alcuno

5. Combinare il processo di digitalizzazione con percorsi di superamento dell’analfabetismo digitale consentendo l’accesso alle conoscenze informatiche e telematiche soprattutto delle donne. Valorizzare la conoscenza delle discipline STEM tra le ragazze nei percorsi di studi in un’ottica di desegregazione e non di nuovo stereotipo. Valorizzare le capacità delle donne in ambito digitale a prescindere dal titolo di studio tecnico ma in un’ottica di solving in considerazione della trasformazione digitale. Normare lo smartworking togliendolo dalla sfera della conciliazione ma ripensandolo come una nuova modalità di organizzazione dei processi lavorativi in un’ottica di liberazione dei tempi di vita e di lavoro salvaguardando la dimensione sociale del lavoro e riaffermando una cesura tra spazi privati e spazi di lavoro.

  1. Disinvestire dal settore militare e investire su riconversione produttiva.  Investimenti pubblici in settori sociali e cooperazione internazionale con drastica riduzione produzione/commercio armi.