Giovanni Mininni, segretario della Flai Cgil, il rinnovo del contratto dell’industria alimentare sta registrando un duro scontro tra sindacati e Confindustria. Che cosa è successo?

In questi nove mesi di trattative molto difficili abbiamo affrontato l’ostracismo di Federalimentare. Il nostro settore, il più numeroso nella manifattura dopo quello metalmeccanico, è stato ritenuto essenziale durante l’emergenza del covid. I lavoratori sono stati straordinari anche quando hanno affrontato la paura del contagio. Mi sembra ora il minimo riconoscere il diritto a un contratto che gli spetta. Purtroppo non sembra questo l’avviso di chi ha usato strumentalmente l’emergenza per non rinnovare il contratto. L’altro ieri notte abbiamo rinnovato comunque il contratto nazionale. Sarà riconosciuto un aumento di 119 euro al mese a regime. Più 30 euro mensili per le aziende dove non si fa la contrattazione integrativa. Questa quota di salario si aggiunge ai 119 euro e interesserà oltre il 90% dei lavoratori del settore. Parliamo di 149 euro di aumento a regime per un settore di oltre 400 mila persone. È un punto davvero rilevante.

Solo Unionfood, Ancit e AssoBirra, su 14 associazioni, hanno scelto di firmare il contratto con Fai Cisl, Flai Cgil, Uila Uil. Per quale ragione?
C’è stata una rottura tra loro. I problemi sono stati gli appalti e il salario. Abbiamo posto la necessità che bisogna intervenire nell’ambito del perimetro aziendale riconoscendo diritti sindacali anche ai lavoratori che sono in appalto e che non applicano direttamente il nostro contratto. In un’azienda ci possono essere così lavoratori che hanno un contratto con alcuni diritti e altri no. Nel nuovo contratto abbiamo inserito una norma stringente su questi appalti. E poi siamo intervenuti sulla comunità di sito, un altro punto molto contrastato, dove abbiamo previsto la possibilità per i lavoratori di queste aziende di fare assemblea in occasione del rinnovo del contratto. La contrattazione inclusiva è il punto essenziale per recuperare in azienda il fatto che tutti devono avere gli stessi diritti svolgendo lo stesso lavoro. Questo contratto inserisce norme importanti che affrontano vigorosamente questo problema. Sul salario Federalimentare, e una parte delle associazioni che rappresenta, pensava a cifre molto più basse. Dietro c’era Confindustria che si è scatenata facendo pressioni enormi e indebite e ha cercato di impedire che il settore facesse una contrattazione tenendo conto delle sue specificità. L’alimentare ha sviluppato in questi anni un enorme produttività che non è stata ridistribuita e che ora va recuperata.

Il vicepresidente di Confindustria Maurizio Stirpe sostiene che Confindustria è disponibile al rinnovo dei contratti ma solo attraverso il rispetto dei principi contenuti nel «Patto della fabbrica» firmato nel 2018. Questo contratto non lo rispecchia?
Questo accordo rispetta integralmente il Patto della fabbrica. Con Stirpe vorrei avere il piacere di spiegarglielo, leggendo il testo insieme a lui.

Maurizio Landini (Cgil), Annamaria Furlan (Cisl) e Pierpaolo Bombardieri (Uil) hanno detto che questa vicenda rischia di mettere in discussione il sistema di relazioni sindacali. È d’accordo?
Il patto per la fabbrica che Cgil Cisl e Uil hanno sottoscritto con Confindustria regola la complessità delle relazioni industriali nel nostro paese. Se la si vuole interpretare in maniera restrittiva, o in maniera meccanica, significa che si vogliono mortificare i lavoratori. La contrattazione serve a cogliere le specificità dei settori e va rispettata. Se salta questo, saltano le regole del gioco.

Pensate a uno sciopero nazionale del comparto?
Sì, se sarà necessario. Lunedì ci incontreremo con Fai Cisl e la Uila per decidere iniziative di lotta. Confindustria ha voluto farE saltare il contratto, noi non abbiamo abbassato la testa. Chi immagina che possa esserci un contratto per ciascuna delle 13 associazioni che sono in Federalimentare se lo scordi. Noi non accetteremo mai di parcellizzare il settore. Il contratto rinnovato vale per tutti, non solo per le tre associazioni che sono rimaste al tavolo e lo hanno firmato.