Il vicepresidente del parlamento europeo Fabio Massimo Castaldo una certa preoccupazione. «Se il governo manterrà gli impegni per una vera sostenibilità e una piena transizione energetica, consacrando ad esse il grosso delle risorse del Recovery Plan e riconciliando l’economia con l’ecologia, la nostra presenza, al momento così sofferta, non sarà stata vana – dice – Cingolani e Giovannini avranno un ruolo chiave. Ma se al di là delle parole le battaglie del M5S dovessero essere tradite, uscirne non sarà una scelta: sarà un dovere».

L’appoggio del M5S a Draghi ha le sue radici nella scelta di votare per la commissione Von der Leyen, nel giugno del 2019, che anticipò la rottura con Salvini. Ora vi ritrovate in maggioranza.
Non fu una scelta aprioristica. Appoggiammo il progetto del Green deal, chiedemmo l’abbattimento del dumping salariale che si è concretizzato di recente nella direttiva sul salario minimo, rivendicammo che le coste italiane venissero considerate europee oltre l’attuale quadro di Dublino.

La Lega non fu della partita.
Vennero meno agli impegni di Conte e palesarono il loro euroscetticismo. Ora dicono che ammirano Draghi e non contestano l’unione monetaria.

Voi invece cosa proponete?
Green, digitalizzazione, sburocratizzazione, efficienza della macchina giuridica per attirare gli investimenti. Ma di fronte al dramma di una crisi simmetrica dobbiamo riuscire a trasformare il Recovery da provvedimento una tantum a strumento permanente. Il che implica la stabilizzazione di forme di condivisione del rischio e del debito comune.

Si fida di Draghi?
Non si discute la sua competenza, la sfida è il come. Abbiamo rassicurazioni sulla transizione ecologica, sul mantenimento del reddito di cittadinanza, e sull’inutilità del Mes.

In Europa c’è stata una miniscissione. Accadrà anche nei gruppi parlamentari?
Spero di no, ma non posso escluderlo. Mi sono battuto perché l’approvazione del governo Draghi passasse per il consenso degli iscritti, ma mi sembra incoerente che chi legittimamente ha votato no ora disconosca il voto. Qui a Bruxelles i miei colleghi dissentirono da Von der Leyen ma stanno col gruppo dei Verdi che con questa commissione ha un rapporto costruttivo.

Grillo pochi giorni fa ha spiegato ad alcuni parlamentari che la fase anticasta si è esaurita e che il M5S deve tornare alle sue origini ambientaliste.
L’ambientalismo è sempre stato al centro della nostra azione. Ma anche la battaglia per avere accountability e trasparenza è centrale. Non possiamo rinunciare alle nostre battaglie per una legge sul conflitto di interesse e per regolamentare il lobbismo. In una maggioranza così ampia si dovrà impedire che si adottino scelte di senso inverso, sulla priorità vale a dire Recovery Fund e piano vaccinale si riparte dalla base dell’ottimo lavoro del governo Conte bis. A questo proposito, avrei preteso un contratto di governo. Siamo memori dei tradimenti di Salvini e Renzi, sarebbe stato opportuno mettere nero su bianco le cose da fare per evitare pericolosi dubbi interpretativi.

Tutto ciò come influenza le trattative per entrare in un gruppo parlamentare Ue?
Aver ribadito il nostro essere per un’Europa solidale è una conferma per i gruppi che sono schierati in questo alveo. Ma sta ai gruppi che stanno in questo perimetro dimostrare il loro interesse. I Verdi sono un capitolo chiuso, guardiamo più ai socialisti e ai liberali di Renew.

E come cambia lo scenario per le prossime elezioni amministrative?
Ho apprezzato l’apertura di Conte a Pd e Leu. Abbiamo lavorato bene al governo. Valuterei dove ci sono le forze per costruire una progettualità condivisa basata su un’agenda ambiziosa e su un perseguimento della crescita sostenibile, una convergenza che possa preparare anche l’orizzonte delle prossime elezioni politiche. Bisognerà tenere conto anche delle specificità locali e ci vorrà un impegno concreto da parte di tutti: nessuno si illuda di poter dare per scontato un accordo a qualunque costo in tutte le città.