Dopo l’Inps, anche Confindustria corre a soccorso del governo nella battaglia per dare forza ad una ripresa che ancora non si vede. Sono passate infatti solo cinque ore fra la divulgazione dell’Istat sui dati della produzione industriale di aprile (assai negativi) e la previsione del Centro studi confindustria su quelli di maggio (positivi).

La doccia fredda per il governo Renzi è arrivata puntuale alle 10 di mattina quando l’istituto di statistica ha certificato un pesante meno 0,3 per cento rispetto a marzo. Dopo i risultati positivi di febbraio e marzo, ci sono diminuzioni marcate per le industrie tessili, di abbigliamento, pelli e accessori (-6,2%), la metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (-5,1%) e le industrie alimentari, bevande e tabacco (-2,8%).

«Corretto per gli effetti di calendario, in aprile 2015 l’indice è aumentato in termini tendenziali dello 0,1% (i giorni lavorativi sono stati 21 contro i 20 di aprile 2014). Nella media dei primi quattro mesi dell’anno la produzione è diminuita dello 0,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente», sottolinea la nota dell’Istat.

Il dato conferma come la ripresa, specie in campo industriale, sia lontanissima. Se Fca e poche altre amiche del governo stanno assumendo, la gran parte delle grandi e piccole imprese sono ancora alle prese con la crisi. E il mito del «secondo paese manufatturiero in Europa dietro la Germania» viene corroso dalla lenta desertificazione industriale e dalla cronica mancanza di una politica industriale degna di questo nome. Al ministero dello Sviluppo invece vanno avanti i tavoli di crisi (Whirlpool martedì, ieri Firema, società pubblica che produce carrozze che il 15 giugno rischia seriamente il fallimento) senza che sia ancora stato sostituito Claudio De Vincenti, il prof specializzato in industria chiamato da Renzi come sottosegretario a palazzo Chigi.

Ma, come detto, in soccorso del governo è arrivata puntuale Confidustria. Alle 15 e 10 le agenzie davano grande risalto (forse perfino maggiore rispetto al dato Istat del mattino) alla previsione del Centro studi su maggio: «Un incremento della produzione industriale dello 0,1 per cento a maggio su aprile». Secondo Csc inoltre «la variazione acquisita nel secondo trimestre del 2015 è di +0,3 per cento», aggiungendo che «gli indicatori qualitativi anticipatori segnalano un ulteriore recupero nei prossimi mesi».

A spiegare la dicotomia fra dati qualitativi (di Confindustria) e quantitativi di Istat arriva il centro studi Nomisma: «C’è probabilmente grande eterogeneità nell’evoluzione attuale delle imprese che non viene colta dagli indici qualitativi», spiega il capo economista Sergio De Nardis.