Si annuncia una nuova stagione della serie sulla procura di Roma, la trama prevede che il Consiglio superiore della magistratura torni per la terza volta in due anni sulla scelta del capo dell’ufficio inquirente più importante del paese. La carica di Michele Prestipino è di nuovo in discussione per effetto di una decisione del Consiglio di stato e non è più certo che il Csm vorrà confermarla.

Non è fiction. La giustizia amministrativa, come ormai capita sempre più spesso, ha cancellato anche la nomina più faticosa degli ultimi anni. Alla quale il Csm era arrivato dopo che per la successione di Giuseppe Pignatone aveva espresso una prima opzione – in commissione – favorevole al procuratore generale di Firenze Viola. Ma subito dopo era esploso lo scandalo Palamara, con la famosa riunione carbonara all’hotel Champagne tra l’ex presidente dell’Anm e i deputati Lotti e Ferri (il primo ancora del Pd, il secondo con Renzi) che aveva proprio l’obiettivo di orientare la scelta del procuratore di Roma. Viola era il loro candidato, uscito per questo dal giro quando la prima polvere dello scandalo si era depositata e il Csm, a gennaio 2020, era tornato sulla nomina. Nel frattempo dietro a Palamara (indagato a Perugia per corruzione) erano caduti cinque componenti togati del Consiglio (su 14) costretti alle dimissioni. Il nuovo consiglio scelse per Roma prima (in commissione) Lo Voi, procuratore a Palermo, e poi definitivamente (?) Prestipino, che per dieci mesi aveva retto ad interim la successione di Pignatone. E del “capo” uscente rappresentava la continuità: proprio quello che le trame di Palamara avrebbero voluto evitare.

Ma a febbraio 2021 il Tar del Lazio ha accolto i ricorsi di Viola, la cui esclusione non sarebbe stata sufficientemente motivata, e di Lo Voi, che come procuratore vanterebbe titoli maggiori dell’”aggiunto” Prestipino. La decisione su Viola è stata confermata ieri dal Consiglio di Stato, mentre per quanto riguarda Lo Voi domani i giudici amministrativi si esprimeranno sulla sospensiva cautelare. Il Csm aspetterà anche l’ultima decisione nel merito e poi dovrà riaprire la pratica. La consuetudine e il fatto che il Consiglio ha resistito nel giudizio amministrativo suggerirebbero la conferma di Prestipino sarà, ma gli equilibri politici nel Csm sono di nuovo cambiati.

Il procuratore in carica di Roma, che appena la settimana scorsa si è occupato di ascoltare i colleghi Davigo e Storari sul caso che agita la procura di Milano e il Csm, quello della violazione del segreto sui verbali di Amara e la presunta loggia Ungheria, può saltare. La componente togata del Csm, infatti, è cambiata ancora e la corrente di destra delle toghe, la stessa che ha il Ferri dell’hotel Champagne come referente, ha eletto una nuova consigliera. Alla prima prova, giovedì scorso, il plenum si è spaccato per la nomina del presidente del tribunale di Roma, le toghe progressiste di Area sono finite in minoranza ed è prevalsa di misura la vecchia alleanza (quella per la quale lavorava Palamara) tra Mi e le toghe moderate di Unicost. Con loro anche i laici della Lega e due consiglieri togati già di area davighiana, Ardita e Di Matteo, che con Davigo hanno rotto nei tornanti del caso Amara. Già a marzo scorso Ardita e Di Matteo non avevano votato per Prestipino, preferendo il procuratore di Firenze Creazzo che adesso appare fuori gioco perché sottoposto a procedimento disciplinare. Così Lo Voi potrà giocare le sue carte di nuovo su Roma, anche se molto presto sarà in assegnazione la delicata successione al procuratore di Milano Greco e la nomina a procuratore nazionale antimafia.