Nel IV secolo d.C., il retore Imerio descrisse la relazione tra conquiste del pensiero e loro materializzazione attraverso l’esempio di una statua eseguita dal celebre bronzista Lisippo: «Lisippo era ammirato non solo per la sua mano ma anche per il suo intelletto… incluse Kairós tra gli dei e, dandogli forma in una statua, ha spiegato la sua natura con un’immagine». Con queste parole, Imerio voleva illustrare la capacità dello scultore di dare al sapere e alle idee una forma percepibile tramite i sensi, attribuire loro un significato attraverso la figurazione e renderle permanentemente presenti. Questo tema è il cuore di un libro recente dell’archeologo tedesco Dietrich Boschung: Art and Efficacy Case Studies from Classical Archaeology (Wilhelm Fink Verlag, Paderborn, pp. 415, euro 89,00), in cui sono raccolti alcuni saggi scritti negli ultimi anni su argomenti e oggetti che si dispongono sull’ampio spettro del mondo antico, dalla Grecia arcaica all’impero romano, alla ricezione dell’eredità classica in occidente a partire dal XV secolo.
Nonostante la diversità dei temi, un comune denominatore li associa: tutti sono focalizzati nell’esaminare la relazione, descritta da Imerio, tra risultati intellettuali e forma degli oggetti materiali. La via scelta è quella di esplorare ciò che ha preceduto la realizzazione di un manufatto, il condizionamento del medium, gli aspetti tecnologici e sociali della sua formazione, e infine l’impatto e le contingenze della sua trasmissione. I saggi del volume, inoltre, sono accomunati dal metodo sviluppato in seno al Morphomata Center for Advanced Studies di Colonia, che Boschung dirige dal 2009 insieme al germanista Günter Blamberger. Morphomata era uno dei centri di studi avanzati finanziati dal Ministero dell’educazione e della ricerca tedesco per sei anni (in genere rinnovabili per un secondo sessennio) con cifre superiori ai dieci milioni di euro; tanto per avere una misura di paragone, i PRIN (progetti di interesse nazionale) italiani viaggiano, quando si è tra i più favoriti, sul mezzo milione. Scopo di Morphomata, come degli altri centri, è favorire una prospettiva comune da cui osservare temi e metodi pertinenti a diverse discipline umanistiche, offrendo le basi e le condizioni necessarie agli studiosi invitati ogni anno a discutere temi potenti quali tempo, creatività, potere, morte ecc. secondo tre aspetti interrelati: il loro emergere come consapevoli conquiste culturali; il condizionamento del medium nei processi di sviluppo; gli effetti delle forme create. Questa analisi è chiamata «morphomatica», dal greco morphoma. Di che si tratta?
L’analisi morphomatica mira a spiegare in che modo le conquiste dell’intelletto prendano una forma concreta e percepibile sensibilmente attraverso diversi media in epoche e culture differenti. Il libro di Boschung affronta l’argomento dal punto di vista dell’archeologia classica. Nella prima parte, Morphomatic Prolegomena, l’autore utilizza i risultati degli studi archeologici per chiarire la prospettiva comune: qui non vengono presi in esame statue, dipinti, rilievi, monete ecc. da un punto di vista storico-artistico, piuttosto questi oggetti sono analizzati come potenti manifestazioni fisiche di processi intellettuali. Se prendiamo ad esempio la Nike di Peonio (425 a.C. ca.) e due stele funerarie di età imperiale, si può vedere come temi quali la vittoria e i monumenti funerari venissero utilizzati per controllare la memoria scegliendo di menzionare oppure di omettere alcuni eventi: enfatizzando perciò alcuni aspetti della storia e sopprimendone altri. Nella seconda parte, Archaeological Case Studies, l’autore applica l’approccio metodologico di Morphomata a vari oggetti dell’archeologia classica. Uno dei casi più interessanti presentati è quello del Kairós, la personificazione dell’attimo fuggente, una divinità che non esisteva prima dell’età di Alessandro Magno: sappiamo che la statua fu eseguita da Lisippo nel IV secolo a.C., ma possiamo farcene un’idea solo da immagini riprodotte da altri manufatti, la più celebre delle quali è conservata al Museo Archeologico di Torino. L’opera qui svolge una funzione paradigmatica del concetto morfomatico: in questo caso possiamo cogliere la fase preliminare della concezione di un irripetibile momento favorevole e la sua materializzazione tramite il medium della scultura. Possiamo anche esaminarne il retaggio nell’era moderna attraverso l’interpolazione delle traduzioni letterarie e visive.
Nel seguito Boschung prende in considerazione tre esempi di traduzione di sistemi di conoscenza in oggetti percepibili sensibilmente. I concetti di potere soprannaturale sono esaminati usando il corpus di statue greche del periodo classico e dell’epoca seguente. Ciò si collega a riflessioni generali sull’importanza del materiale e della forma dei manufatti per la definizione del loro contenuto, per il rischio di frammentazione o distruzione e per le reinterpretazioni derivanti da trasformazioni epistemiche. Alla fine della seconda parte del volume, l’autore prende in considerazione la cosiddetta reception dell’antico a partire dal Rinascimento: le riflessioni sull’impatto e sull’interpretazione dei resti antichi in epoca moderna sono collegate a casi di studio sulla materializzazione dei sistemi di conoscenza, nonché a osservazioni generali sulla forza dei manufatti, sulla loro capacità di plasmare la memoria e sulle contingenze della loro trasmissione. La raccolta di manufatti antichi – una pratica iniziata nel XVI secolo che dura tuttora –, ha portato a una base di conoscenza estensiva che è stata ripetutamente e selettivamente sistematizzata e standardizzata a partire dal XVIII secolo.
I risultati di questi lavori confluiscono nella terza parte del volume, Morphomatic Findings, e la loro ambizione è quella di portare contributi ermeneutici anche in campi diversi dall’archeologia. Per esempio, il ruolo dell’autopsia, cioè di una visione non mediata, che nel mondo pre-moderno era considerata come la forma più convincente di testimonianza, finisce ora per dimostrarsi ambivalente. Per l’archeologo classico dovrebbe assicurare un accesso diretto agli oggetti del suo studio. I monumenti, le immagini e le figure del mondo antico si presentano ancora davanti a noi con tutta la loro vivacità, ma il messaggio trasmesso è spesso ambiguo. Anche se forse non tutti i saggi del libro rispondono pienamente alle premesse teoriche, tuttavia va riconosciuto a Boschung – che si avvale dell’erudizione accumulata in tanti anni di ricerche più tradizionali – lo sforzo assiduo di sottoporre vecchi temi alla verifica di approcci ermeneutici più recenti, desunti da diversi campi delle discipline umanistiche, e sulla base delle accese discussioni quotidiane ospitate dal centro Morphomata. Non sempre ci si trova d’accordo con le tesi sostenute, però si è comunque spinti a mettere alla prova le proprie convinzioni: non è poco.