I social network, le compagnie telefoniche e la pubblica amministrazione raccolgono dati individuali ignorando o aggirando le leggi a tutela della privacy. Accanto a queste violazioni, è in forte crescita il settore delle vendita di dati, che ha una regolamentazione che necessita di essere rafforzata. È stato questo il filo rosso della relazione annuale del Garante della privacy Antonello Soro. È stata la prima volta che il responsabile dell’Authority ha preso la parola di fronte a esponenti del governo e del parlamento, dopo il suo insediamento, avvenuto allo scadere del mandato del suo predecessore, il giurista Francesco Maria Pizzetti.

Quello del garante della privacy Antonello Soro è stato un discorso all’insegna del garantismo, dove i diritti dei singoli sono considerati un punto irrinunciabile di una società democratica. La minaccia verso quei diritti viene dallo squilibrio tra un’attività economica non regolamentata e basata sul libero mercato, favorita inoltre da potenti dispositivi tecnologici, e una legislazione che viene aggirata grazie allo statuto extraterritoriale delle reti digitali. Per questo, Soro sollecita un rafforzamento delle normative a tutela dei diritti individuali sia a livello nazionale che a livello europeo.
Il suo intervento, ieri a Roma, è stato un esempio di pacatezza nel descrivere la situazione relativa alla difesa della privacy che non ha sacrificato nulla alla necessita di far rispettare i principi che il Garante deve far rispettare. Un discorso, quello di Soro, che non si è sottratto alle denunce e ricorsi per le continue violazioni dei diritti sulla riservatezza dei dati . Anzi, illustrando i dati dell’intervento dell’Authority, ha voluto sottolineare che il problema esiste e che deve vedere le forze politiche e tutte le istituzioni impegnate nel risolverlo.

[do action=”citazione”]Nuove regole per tablet e social network. Vanno inoltre innovate le leggi sulla raccolta
dei dati individuali[/do]

L’attività del garante nel 2012 ha visto adottati 460 provvedimenti, risposte a 4183 quesiti di cittadini. Sono stati analizzati 283 ricorsi, 23 sono stati i pareri richiesti e di conseguenza forniti al governo. Il collegio del garante della privacy ha effettuato 393 ispezioni in società di telemarketing, o di fornitori di servizi gps,o di compagnie telefoniche. 578 sono state le sanzioni amministrative verso società che hanno violato la riservatezza dei dati individuali. Il rapporto annuale è dettagliato, ma quello che emerge con forza è la chiave di lettura che il garante propone.

Dopo aver segnalato che la biometria – cioè la riduzione delle informazioni sanitari a dai – può costituire una forma di discriminazione nei confronti di portatori di patologie o potenzialmente esposti ad alcune malattie, Antonello Soro ha affrontato il problema di petto. Internet è diventato un ambiente, cioè costituisce una seconda natura dove operano uomini e donne. Potenzialmente, le informazioni presenti nel web possono essere rielaborate e vendute. Il business della vendita di dati va quindi regolamentato. Inoltre, afferma Soro, gli «algoritmi non sono neutrali», cioè fanno funzionare la Rete secondo una logica «economica» basata sul libero mercato. Protagoniste di questa logica sono le imprese di telemarketing, dei social network, dei motori di ricerca. Ogni azione svolta su Internet può infatti dare il via a una raccolta di dati che ignora il diritto alla riservatezza dei singoli. Il garante per la privacy ha fatto riferimento alla legislazione europea sulla riservatezza, chiedendo tuttavia non solo il pieno adeguamento della legislazione italiana, ma che il governo di Roma si faccia portavoce di una «innovazione» delle normative dell’Unioene europea, perché la tecnologia digitale è sempre in divenire.

I casi citati sono quelli della connessione a Internet attraverso il computer, dove emerge la poca sensibilità dei social network al tema della privacy – Soro cita espressamente Facebook, Twitter e Google, verso il quale l’Authority per la privacy ha aperto un provvedimento. Ma non sono neppure risparmiati gli smartphone e i tablet, due dispostitivi tecnologici sempre più diffusi che consentono una continua connessione alla Rete da parte di chi li possiede. Il garante chiede quindi che venga regolamentata anche la raccolta dei dati svolte dalle imprese delle telecomunicazioni e della Rete. Perché la privacy, continua il garante, è appunto una cartina di tornasole dello stato della democrazia. Meno viene tutelata, più difficile è parlare di una democrazia «sana».

Il garante non risparmia neppure la pubblica amministrazione, che grazie alla tecnologia raccoglie dati sui comportamenti dei cittadini. Soro punta l’indice contro la retorica sulla assoluta trasparenza della pubblica amministrazione. Va infatti distinto ciò che è legittimo rendere pubblico e le informazioni che non sono significanti in una dimensione pubblica. Ricordando tuttavia, che la privacy non può essere usata come una clava per difendere comportamenti lesivi del proprio ruolo da parte di esponenti politici. In questo caso, ogni riferimento alla cronaca giudiziaria è evidente e non è casuale.