Replica alle critiche di Andrea Capocci a un mio articolo del 10.9:
Chiamare No-vax il movimento “per la libera scelta” è un modo per squalificarlo in partenza senza argomentare. Si chiama così proprio perché vuole che si possa scegliere, con pediatri liberi da pregiudizi, condizionamenti o ricatti, quali e quanti vaccini somministrare, quando, come, con che controlli sulla loro preparazione, sul modo di somministrarli, sulle loro conseguenze.

Ho accostato – in modo peraltro problematico – l’uso che viene fatto dei vaccini al nucleare, agli inceneritori, alla rivoluzione verde e agli Ogm in agricoltura: innovazioni tecniche, presentate come progressi supportati dalla “scienza”, che si sono poi rivelate pericolose o decisamente dannose. Ma non ho mai accostato la “libera scelta” ai movimenti No-Tav, No-Tap, No-Mose e simili – contro interventi che di scientifico non hanno niente e sono solo speculazioni – se non per dire che sono tutti sottoposti sempre più allo stesso tipo di controllo disciplinare da parte dello Stato;
Che i vaccini possano avere reazioni avverse anche gravi è confermato dai bugiardini delle ditte che li commercializzano, dall’Aifa, da molte ricerche, da sentenze, pediatri e genitori. Quanto gravi, l’Aifa non lo specifica e non vuole che si sappia. Due medici che cercavano di parlarne sono stati radiati dall’ordine.

Che ci sia una relazione tra alcuni vaccini e l’autismo o altri gravi disturbi psichici, soprattutto a causa di additivi a base di alluminio (e mercurio, eliminato dai vaccini italiani non prima di aver smaltito le scorte degli Usa, dove era stato vietato anni prima) è documentato da pubblicazioni su riviste scientifiche sottoposte a peer review. Io, come molti altri, non sono in grado di leggerle; ma per me un movimento o un’opinione sono legittimi se sono informati, anche se non si maneggiano i dettagli tecnici della questione; altrimenti lasciamo governare i tecnici e andiamo tutti a casa. Quegli studi possono essere contestati – e lo sono – ma la ricerca scientifica è fatta anche e soprattutto di questo. In attesa di conclusioni certe, deve valere il principio di precauzione.

Capocci allega un grafico da cui risulta che la polio si è diffusa ed ha imperversato negli anni della seconda guerra mondiale e del dopoguerra, per poi crollare rapidamente a partire dal 1960, prima dell’introduzione obbligatoria del vaccino Sabin, grazie al miracolo economico e al benessere, all’igiene e alla nutrizione conseguenti (tranne un picco, ben noto, in concomitanza con l’introduzione del vaccino Salk); per continuare poi a ridursi con lo stesso ritmo fino allo zero. Perché allora Capocci vuole usare quel grafico per dimostrare l’efficacia insostituibile del vaccino?

Tutta la ratio della legge si regge sulla teoria della copertura di gregge, non dimostrata e contraddetta da numerosi episodi: Cina, Mongolia, Portogallo, Belgio per il morbillo. Gregge che per la Lorenzin è di soli bambini in età scolare, dato che molti degli adulti con cui entrano in contatto non sono vaccinati o hanno perso da tempo la relativa immunità. La grande mortalità del morbillo riguarda anche in questo caso i paesi dove igiene e cibo sono scarsi e non l’Italia, dove la malattia è pericolosa solo nel primo anno di età, se la madre non trasmette l’immunità naturale acquisita con la malattia, e negli adulti in giovane età non immunizzati naturalmente. Niente vaccini allora? No di certo; molte più cautele? Sicuramente sì.