Non posso lasciar trascorrere questa estate tremenda senza una traccia forte, senza una riflessione che bruci dentro tanto quanto il secco torrido. Così, mi siedo, devo stare comodo, lo faccio nelle ore, la chiamavano «controra», nelle quali è impensabile uscire, la canicola tutto arroventa.

Una bottiglia d’acqua, poco succo di limone, anche i pensieri devono restare freschi, vivi e lucidi. Ho viaggiato lungo il torrido luglio, ho percorso la Penisola. Sono stato in Campania. Ho visto elicotteri e Canadair sorvolare le spiagge, sotto, indifferenti, migliaia di persone a crogiolarsi al sole, beate e incoscienti. Ho conosciuto anche persone diverse, poche. Quelli di Primaurora, del Vesuviano, di Torre del Greco. Una piccola associazione composta da uomini e donne che si occupa, a proprie spese, di sostenere ed innaffiare gli alberelli del Monte Somma. Lui, il vulcano, il Vesuvio. Bruciò il Parco e ricordo ancora, ero là. Come un fungo atomico sopra il Golfo.

I ragazzi di Torre del Greco raccontavano che in quel tragico 2017 bruciarono le discariche abusive, sia quelle della camorra che quelle numerose piccole discariche di immondizia che cittadini non degni di questo nome disseminavano dappertutto ai margini del Parco per «sbarazzarsi» della monnezza. Il risultato fu che andò a finire sulle prime pagine di tutti i giornali del mondo. Quella specie di fungo atomico composto da alberi e foglie ed animali e plastica e fetenzia tossica arse per giorni e giorni e a Torre del Greco, Torre Annunziata, Pompei e in tutti i comuni del Vesuviano non si poteva respirare: fumo tossico, plastica ed organico, incendiati insieme danno origine a diossine.

Era bellissimo il Parco del Vesuvio, rimase un tizzone, una macchia nera come dopo una devastante eruzione, questa volta il disastro era opera dell’uomo e non di un uomo solo, un folle piromane. Proprio in quei luoghi nasce l’associazione Primaurora, a Torre del Greco, li trovate anche su Facebook. Non sono tantissimi, non riempirebbero nemmeno la metà della metà di una sola spiaggia di bagnati ferragostani, eppure ci sono. Silvano Somma, agronomo, è il presidente. Primaurora esiste da una quarantina d’anni ma è dal 2017 che si struttura in maniera sistematica per prevenire, informare, agire affinché disastri come quello non avvengano più. L’associazione interviene su più piani, per esempio l’informazione nelle scuole. Mille ragazzi accompagnati sul Vesuvio, un grande progetto – Riforestiamo il gigante – che interessa una decina di scuole, una cinquantina di associazioni anche di rilievo (Wwf, Greenpeace) per porre l’accento sulla difesa di questa montagna oggi più che mai vulnerabile.

Azioni dirette come la piantumazione di pini, roverelle, corbezzoli, frassini. Questa estate, decine di volontari sono stati nel parco ad innaffiare le piante messe a dimora negli anni scorsi, cisterne, taniche d’acqua per aiutare alberelli che il secco avrebbe ucciso. Azioni di avvistamento di incendi e di segnalazione, Primaurora è necessaria come la ginestra leopardiana, è la solidarietà tra gli uomini e la terra che tutti ci alimenta e sostiene.