Nel 2021 si eleggerà il nuovo Sindaco (o Sindaca) di Roma, ma la discussione politica nella Capitale resta ostaggio dei nomi. I partiti non sembrano in grado di svolgere una analisi dei mali della città e manca un’idea di città. Le primarie del centrosinistra più che un processo democratico di scelta del candidato sindaco sono divenute la rappresentazione di quel processo. Non assicurano il sostegno della coalizione (come ben sa Ignazio Marino) e tutti – ma proprio tutti – possono parteciparvi. Anche un conservatore-liberale interessato al dialogo con Forza Italia, per dire.

Abbiamo dunque letto con piacere l’articolo di Rossella Muroni e Marta Bonafoni (il manifesto, 11 Novembre) in cui si rivendica, da subito “una Roma ecologista, femminista… una piena e coraggiosa transizione ecologica”. Siamo anche noi convinti che con questa idea di città in tasca possiamo affrontare i problemi di Roma. La Capitale è vittima, innanzitutto, di una eccessiva espansione urbanistica, a popolazione invariata. Quindi bisogna dire “no” ad altre speculazioni edilizie, e “sì” al recupero dell’esistente. E magari “sì” anche a grandi interventi, ma solo se conformi alla pianificazione e sostenibili sul piano sociale ed ambientale (tradotto: sì a nuovi stadi, no alle dubbie varianti al Piano regolatore stile Tor di Valle). E sì al diritto all’abitare, mettendo a disposizione il patrimonio immobiliare comunale.

In piena crisi climatica, Roma è rovente d’estate e allagata d’inverno. Quindi sì ad un piano di forestazione urbana – piantando alberi nelle strade, non solo nei parchi – al Piano per il clima ed al Regolamento del verde pubblico. No all’uso esclusivo di ditte private per la cura del verde verticale, all’origine della doppia psicosi dell’albero-killer e del taglio selvaggio. Le partecipate di Roma non funzionano. Ama non approva un bilancio dal 2016, Atac è in concordato preventivo. Migliorare i servizi su rifiuti e mobilità significa decidere che fare delle municipalizzate. Forse, mancando infrastrutture in entrambi i settori (metro, binari tram, nuovi bus; piccoli impianti di trattamento circolare dei rifiuti), è ora di dire che il sistema delle Spa pubbliche non è, almeno per adesso, il più adatto a portare Roma fuori dalla crisi, e quindi recuperare lo strumento dell’azienda speciale.

E Acea? La multiutility dell’acqua assicura dividendi alle casse comunali ma – oltre a disinteressarsi dell’attuazione del referendum del 2011 – punta all’aumento delle bollette, “non riesce” a riparare la nostra rete idrica colabrodo, vuole dissetare i romani con l’acqua potabilizzata del Tevere, ed è sempre in cerca di nuove captazioni (vedi il caso delle fonti del Pertuso, il cui uso si ripercuote sui livelli dell’Aniene). Transizione ecologica e migliore qualità della vita. Contenuti in parte negoziabili, ma non rinunciabili, e che abbiamo già messo a disposizione di tutte e tutti sulla piattaforma www.unsindacoverdeperroma.it, aperta a suggerimenti e autocandidature.

**Co-Portavoce Verdi-EuropaVerde Lazio e Roma