Il freno tirato dagli Usa all’annessione in tempi stretti a Israele di larghe porzioni di Cisgiordania palestinese potrebbe essere legato anche ai rapporti commerciali esistenti tra la Cina e lo Stato ebraico. Relazioni che Washington, impegnata in una guerra economica e diplomatica sempre più dura contro Pechino, segue con forte disappunto già da tempo. Perciò potrebbe condizionare il rapido via libera all’annessione che vuole Netanyahu al soddisfacimento delle aspettative americane da parte del nuovo governo israeliano. Lo ipotizzano fonti israeliane precisando che non è a rischio il progetto di annessione, figlio diretto del piano di Donald Trump per il Medio oriente. Il tempo però è un fattore decisivo. Netanyahu ha fretta perché teme che Trump possa uscire sconfitto dalle presidenziali americane di fine anno a vantaggio del Democratico Joe Biden.

 

Ipotesi, voci. Intanto il Jerusalem Post cita un non meglio precisato funzionario americano che ricorda agli alleati israeliani che gli Usa chiedono con insistenza agli alleati di interrompere i legami con la Cina, in particolare in aree a rischio per la sicurezza. Ed è lecito pensare che il «problema» sia stato al centro dei colloqui della scorsa settimana a Gerusalemme tra il segretario di stato Mike Pompeo e Netanyahu. Alla domanda se l’istituzione di una versione israeliana del “Comitato per gli investimenti esteri negli Stati Uniti” riuscirà a soddisfare Washington, il funzionario americano ha risposto «è un buon inizio ma andrei oltre». Quindi ha ribadito che Israele deve ridurre i legami con la Cina: «La parte israeliana ha riconosciuto le nostre preoccupazioni ma non si è impegnata in azioni concrete». Gli Usa sono talmente rigidi sulla questione che qualche giorno fa ha inizialmente destato sospetti a Pechino la morte improvvisa dell’ambasciatore cinese in Israele avvenuta, come è stato accertato, per causa naturali.

 

La Cina è il terzo partner commerciale di Israele e gli scambi tra i paesi sono cresciuti del 402% negli ultimi dieci anni (14 miliardi di dollari). Un settore in cui gli Stati Uniti sono particolarmente sensibili è la tecnologia. Per questo masticano amaro di fronte ai miliardi di dollari che le società cinesi hanno investito in tecnologie israeliane che potrebbero essere utilizzate dall’intelligence. Un’altra area critica è il coinvolgimento di aziende cinesi in importanti progetti infrastrutturali in Israele, a cominciare dal nuovo terminal, parzialmente costruito, nel porto di Haifa dove la sesta flotta della Marina statunitense attracca almeno una volta all’anno. Israele non sembra avere alcuna intenzione di sganciarsi da un partner importante come la Cina e avrebbe chiesto agli Usa forme di indennizzo per limitare i rapporti economici con Pechino. Richiesta che, riferiva una paio di giorni fa la radio militare israeliana, gli Usa hanno respinto ma si aspettano comunque che Israele sia dalla loro parte nel loro scontro con la Cina.