Situazione politicamente agitata, in Guinea Conakry, a due giorni dal primo, contestatissimo turno delle elezioni presidenziali. In base al 70% delle schede scrutinate, il presidente uscente Alpha Condé verrebbe riconfermato con il 53% delle preferenze. Il risultato definitivo verrà reso noto solo nei prossimi giorni, ma già prima che iniziasse lo scrutinio l’opposizione gridava alla frode e chiedeva l’annullamento del voto. Resta quindi da capire se quella di domenica sia stata una tornata elettorale caratterizzata da «qualche difficoltà» ma sostanzialmente regolare, come afferma la Commissione elettorale indipendente (Ceni), o se invece sia stata inficiata da «brogli massicci», come denunciano i sette candidati avversari di Alpha Condé.

La comunità internazionale sembrerebbe propendere per la prima ipotesi. Già lunedì il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon si era felicitato per il «clima pacifico» in cui si era svolto il primo turno e l’Unione europea aveva fatto altrettanto. Il portavoce dei circa seimila osservatori internazionali dispiegati nel paese ieri ha parlato di «irregolarità di piccola importanza». E il giorno precedente il capo della missione Ue, il lussemburghese Frank Engel, aveva sì criticato l’«impreparazione» della Commissione elettorale, ma al contempo si era augurato che i guineani ricordassero la giornata come una «pietra miliare» per le loro «giovani istituzioni democratiche». Soprattutto Engel auspicava che eventuali controversie fossero «portate davanti ai giudici e non nelle strade». La preoccupazione evidente è che proteste di piazza come quelle che l’opposizione minaccia in queste ore degenerino in violenze. È già accaduto a più riprese durante la campagna elettorale, con scontri sanguinosi che hanno lasciato a terra numerose vittime.

«Non riconosceremo mai un risultato da queste urne», ha tuonato il 63enne economista Cellou Dalein Diallo, principale sconfitto nel caso in cui Condé venisse riconfermato presidente. In una conferenza stampa congiunta con gli altri sei candidati, ieri a Conakry, Diallo ha gelato le aspettative della comunità internazionale promettendo «una grande mobilitazione nelle strade». Da questo punto di vista anche l’ex primo ministro Sidya Touré ha disatteso in pieno le speranze di Onu e Ue affermando che «c’è poco da fare ricorso, la giustizia e il Ceni purtroppo non sono istituzioni indipendenti». Il suo partito, l’Unione delle forze repubblicane (Ufr), annuncia di volersi ritirare dal processo elettorale.

È la seconda volta dalla proclamazione dell’Indipendenza nel 1958 che si votava in Guinea. Nel 2010 vinse appunto il suo primo mandato Alpha Condé, dopo una lunga reggenza militare seguita a un golpe. Condé, oggi 77enne, vanta buone relazioni internazionali e una credibilità in crescita per il modo in cui ha gestito l’emergenza Ebola.