«Il ministro Bonafede sia coerente e tenga fede alle motivazioni per cui ha rinviato di un anno l’entrata in vigore delle norme sulla prescrizione. Non si è ancora intervenuti sulla durata dei processi, quindi le stesse ragioni dovrebbero essere alla base di un nuovo rinvio». Lo ha chiesto ieri Gian Domenico Caiazza, presidente dell’Unione camere penali, nel primo dei cinque giorni di astensione dalle udienze proclamati dagli avvocati che protestano contro la norma che cancella l’istituto della prescrizione dopo la sentenza di primo grado. La «riforma», introdotta all’inizio di quest’anno nella legge anti corruzione (per M5S «spazzacorrotti»), entrerà in vigore il primo gennaio 2020 ma nel frattempo, prima e dopo il cambio di governo, le novità che dovrebbero velocizzare i processi non sono state approvate. E la nuova maggioranza è lontana dal trovare un accordo.

Due vertici tra il ministro Bonafede e le forze politiche di maggioranza non sono bastati a portare una schiarita sul tema prescrizione, mentre passi in avanti – cioè indietro da Bonafede – sono stati fatti sul metodo di elezione dei togati del Csm: l’idea del sorteggio è uscita dai radar. Il Pd, spiega il sottosegretario alla giustizia Andrea Giorgis, considera la prescrizione «una sconfitta dello stato» ed è d’accordo con Bonafede che «bisogna fare in modo che non capiti mai», da qui quindi l’impegno per nuove norme che velocizzino il processo penale. Ma mentre il ministro 5 Stelle resta dell’idea che la soluzione sia l’abolizione per legge della prescrizione, i dem insistono che deve prevalere il diritto dell’imputato, al quale la Costituzione garantisce la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva e un processo di ragionevole durata. Diversamente si andrebbe a creare la categoria dei presunti innocenti o presunti colpevoli – lo stop alla prescrizione vale sia in caso di condanna che di assoluzione in primo grado – a vita.

L’imminente apertura della sessione di bilancio, le discussioni sulla legge di bilancio e sul decreto fiscale, hanno costretto a rinviare il confronto sulla giustizia. Che però ha fatto capolino nelle litigate sulla manovra, visto che uno dei punti di frizione ha riguardato le «manette per gli evasori» chieste a gran voce dai grillini. Sul punto si sarebbe trovato un compromesso, alzando le pene per gli evasori che organizzano con frode l’evasione di grandi somme, anche se resta la contrarietà – soprattutto dei renziani – a introdurre norme penali attraverso un decreto.

Italia viva ha proposto ieri con la responsabile giustizia Annibali di rinviare di un anno l’entrata in vigore dello stop alla prescrizione. Così da avere il tempo per la riforma del processo penale. Bonafede a settembre si era detto sicuro di riuscire a far approvare la riforma entro fine anno. I disegni di legge saranno due (uno per il processo civile, uno per quello penale e Csm) e saranno disegni di legge delega. Per quanto alcune norme potranno essere di immediata applicazioni, il cuore della riforma dovrà ulteriormente attendere. Dunque non c’è alcuna possibilità che gli eventuali effetti positivi sui processi possano farsi sentire per l’inizio del 2020. Dalla maggioranza fanno però notare che le ricadute pratiche dello stop alla prescrizione si verificheranno nei tribunali non prima di quattro anni. Il presidente dell’Ucpi Caiazza, ieri, dati di una ricerca Eurispes alla mano, ha sostenuto che «la gravissima inciviltà giuridica che è stata prevista sulla prescrizione va a incidere sul 30% del 10% di tutti i processi». Mentre il deputato di Forza Italia Costa ha annunciato una proposta di legge per cancellare la norma Bonafede sulla prescrizione: casomai dovesse arrivare all’esame in parlamento, spaccherebbe la maggioranza.