Sembrano allentarsi le tensioni nella maggioranza sulla legge della prescrizione che ormai l’ex ministro Orlando chiama legge «Bon-Bon», giusto per ricordare che è figlia tanto del ministro pentastellato Bonafede quanto della ex ministra leghista Bongiorno.

LA GIORNATA DI IERI si è aperta con le dichiarazioni distensive di Di Maio e dello stesso Guardasigilli. Il primo, dimentico di aver accusato il Pd di cercare un nuovo patto del Nazareno, in mattinata spiega: «Non vedo motivo di alimentare tensioni inutili nel governo e non comprendo i toni duri usati negli ultimi giorni da parte di qualcuno. Sulla prescrizione ogni buona proposta che punti a far pagare chi deve pagare e vada dunque nella direzione auspicata dal M5S è ben accetta». Anche il secondo stempera i toni: «Mi rifiuto di pensare che una maggioranza in cui c’è il M5s e il centrosinistra possa mettere in crisi un governo sulla prescrizione».

SARÀ CHE I 5 STELLE hanno ormai la ragionevole certezza che dal primo gennaio andrà in vigore la cancellazione della prescrizione dopo il primo grado, come da desiderata. Oppure sarà che «Bonafede e Di Maio sono nel panico. Si sono accorti che il rischio di una crisi di governo è reale e concreto», come dice il forzista Francesco Giro.

FATTO STA CHE nel pomeriggio una telefonata fra Bonafede e Andrea Orlando, ex ministro della giustizia e vice di Zingaretti, riapre il dialogo. Ai cronisti di Montecitorio il dem spiega che «il cortocircuito» sulla legge «Bon-Bon» si può superare a patto di «una moratoria sulle stupidaggini», «come quelle di Salvini che dimentica che il problema lo ha creato il suo governo». L’altra stupidaggine «è evocare casi di prescrizioni che non sarebbero stati risolti con la legge che entrerà in vigore a gennaio, come Eternit in cui la prescrizione è arrivata prima del processo». Insomma, spazzando via la propaganda leghista ma anche grillina l’accordo è possibile. Al ministro, Orlando annuncia che il Pd presto consegnerà a lui e a Conte «una proposta che conterrà anche l’esigenza di gestire la fase transitoria». Non si parte da posizioni radicalmente opposte, tranne che sulla prescrizione, «nel ddl Bonafede ci sono cose, sul processo penale o sulla riforma del Csm, che condividiamo», spiega. Orlando non nega che la quadratura del cerchio «è difficilissima», ma intanto «è il momento di interrompere la discussione a distanza e di fare proposte concrete». Ottimista anche il dem Michele Bordo, uno degli sherpa in parlamento: «Abbiamo finalmente ascoltato toni diversi da parte dei 5 stelle, prendiamo atto di una disponibilità a costruire convergenze».

DAL PD FILTRA qualche indicazione sul testo che verrà proposto per la legge delega sulla durata del processo. Dopo il primo grado di giudizio la prescrizione si fermerebbe per 24 mesi, più dei 18 del testo precedente, ma verrebbe introdotto un solido meccanismo di garanzia nel caso i processi si allunghino troppo. Un «lodo», insomma, da approvare in consiglio dei ministri prima della fine dell’anno.

MA SE I 5 STELLE dovessero tergiversare o non accettare modifiche, il Pd ha un piano B: una legge da presentare in parlamento, un «paracadute», sul quale chiedere il voto libero dei parlamentari. Eventualità estrema. Ma non così remota perché in serata, all’uscita del vertice di maggioranza Di Maio torna ai toni combat: «La prescrizione per noi entra in vigore il 1 gennaio 2020, su questo non si discute» poi «sui tempi dei processi, sulla riforma del processo penale, si può continuare a discutere. Ma se si vuole modificare la spazzacorrotti, non è accettabile». E all’indirizzo di Orlando: «Non è una sciocchezza parlare dei processi Eternit e di come una serie di furbi l’abbiano fatta franca in questi anni». È chiaro che gli ondeggiamenti del capo M5S sono dovuti al marasma interno dei suoi. Non è chiaro invece come e quanto il governo potrà andare avanti a queste condizioni.

PRIMA DI SENTIRE il ministro, Orlando aveva incontrato gli avvocati penalisti guidati dal presidente dell’Unione delle camere penali Domenico Caiazza. Dall’inizio della settimana – e fino a sabato – stanno tenendo una maratona oratoria a Roma, a piazza Cavour, davanti al Palazzo di Giustizia, per chiedere l’abolizione dello stop alla prescrizione. Un’iniziativa trasmessa in diretta web da Radio Radicale e che sta impegnando centinaia di avvocati da tutt’Italia. Al gazebo ieri mattina è arrivata una delegazione di Italia viva guidata da Maria Elena Boschi. Il giorno prima è stata la volta della destra, la pattuglia di Forza Italia, Lega e Fdi.

MA IN QUESTI GIORNI, alla spicciolata, sono arrivati anche esponenti del Pd e persino due senatori 5s, Urraro e Grassi. Tutti parlamentari che si sono dichiarati pronti a votare per l’abolizione della legge Bonafede. Così come Emma Bonino che per +Europa ha tenuto con loro una conferenza stampa al senato. I penalisti hanno anche ricordato l’appello di 120 docenti universitari. E che con l’Ucpi danno voce a quella parte del paese che, fuori dalle stanze degli equilibristi del governo, è contro il «fine processo mai».