I referendum dei radicali e della Lega, il lavoro sugli emendamenti del governo su prescrizione e processo penale, le conclusioni del tavolo dei saggi della ministra Cartabia per quel che riguarda la riforma del Consiglio superiore della magistratura. È questa una settimana importante per il dossier della giustizia, tra i più difficili per la maggioranza. Non basta la correzione in senso «garantista» tentata da Di Maio a favorire un compromesso con i 5 Stelle. Anche perché quella «svolta» è stata poi corretta dal post domenicale di Conte, chiaramente rivolto a rassicurare quanti nel M5S considerano intoccabile il lavoro dell’ex ministro Bonafede.

Questa mattina nella sede del partito radicale ci sarà Matteo Salvini con il segretario del Pr Maurizio Turco per presentare i referendum sulla giustizia – dalla separazione delle carriere al divieto di incarichi extragiudiziali per le toghe alla responsabilità civile dei giudici – che saranno poi depositati in Corte di cassazione. Dal 1 luglio la raccolta delle firme si incrocerà con il lavoro del parlamento: secondo il programma (ottimistico) del governo in quei giorni il testo di riforma del processo penale doverebbe essere all’esame dell’aula della camera.

Perché ci si arrivi effettivamente, però, restano da sciogliere i due nodi più intricati. Quello sulla non appellabilità delle sentenze di primo grado da parte del pubblico ministero (e, limitatamente, anche da parte dell’imputato). E quello sulla prescrizione, con i 5 Stelle che considerano inaccettabili le proposte di modifica del vecchio Lodo Conte bis (firmato quindici mesi fa da Pd, 5 Stelle, renziani e Leu) avanzate dai saggi della ministra Cartabia (sono due: sospensione a termine o prescrizione processuale). La quale ministra ha però chiarito alla delegazione grillina che ha incontrato la settimana scorsa (guidata proprio da Bonafede) che una modifica ci sarà comunque, scaricando sulle spalle grilline la responsabilità di avanzare una proposta. Conte domenica ha avuto bisogno di un lungo post su facebook per ridimensionare le scuse di Di Maio all’ex sindaco di Lodi, semplice riconoscimento «come errori di alcuni toni e alcuni metodi usati in passato». E contemporaneamente assicurare che il Movimento 5S, ormai padrone di una «cultura giuridica solida e matura», non accetterà «scorciatoie nel segno della “denegata giustizia”», espressione usata proprio da Cartabia ma per coniugarla con i diritti dell’imputato, primo fra tutti quello di non essere sottoposto a un processo di durata irragionevole. Nel suo post l’eterno candidato leader dei 5 Stelle ha trovato comunque il modo di inserire un’orgogliosa rivendicazione della «Spazzacorrotti». Cioè proprio quella legge di Bonafede che – avendo previsto la totale cancellazione della prescrizione dopo la sentenza di primo grado – ha obbligato due diverse maggioranze a cercare il modo per rimediare al danno. Fin qui invano.

Giovedì invece scadrà il temine per il deposito in seconda commissione alla camera degli emendamenti al testo di riforma dell’ordinamento giudiziario e del Consiglio superiore della magistratura, anche questo firmato a suo tempo da Bonafede. Qui i problemi per la maggioranza potrebbero essere di meno difficile soluzione, posto che l’opzione del sorteggio per l’elezione dei consiglieri togati è stata eliminata. Il comitato insediato da Cartabia al ministero, presieduto dal costituzionalista Luciani, ha terminato il suo lavoro e si prevede che proporrà le elezioni di metà incarico, in modo da cambiare la composizione del 50% del Csm dopo due dei quattro anni di mandato. In questo modo, si immagina, ostacolando gli accordi tra le correnti. Cartabia discuterà di questa e altre proposte con i rappresentanti della maggioranza venerdì prossimo, a conclusione di una settimana importante.