Partiamo dal presupposto che nel Sinai è in corso una guerra. Che lo scontro è senza esclusione di colpi e coinvolge Ansar Beit al-Meqdisi, che reclama la sua affiliazione allo Stato islamico, e che con il tempo ha raccolto anche il sostegno di molti beduini lasciati ai margini della società, contro l’esercito egiziano.

Nel Sinai vige lo stato di emergenza e un coprifuoco permanente, centinaia sono i morti solo negli ultimi mesi. Se in questo contesto un aereo russo Metrojet diretto da Sharm el-Sheikh a San Pietroburgo precipita è ovvio che il pensiero vada subito all’attentato. I 224 passeggeri (17 bambini) sono tutti morti sul colpo, nonostante i primi soccorritori abbiano parlato di voci che venivano dalle lamiere. Sembra che il velivolo si sia spaccato in due e che il pilota abbia avuto il tempo di chiedere un atterraggio di emergenza. Addirittura secondo alcune ricostruzioni l’Airbus era già arrivato nel Mediterraneo quando ha fatto marcia indietro a causa di un guasto.

E così le autorità russe ed egiziane sembrano non avere dubbi sul fatto che si sia trattato di un incidente. È stata però aperta un’inchiesta. Il servizio federale russo aveva già riscontrato delle violazioni da parte della compagnia aerea Kolavia. Gli investigatori hanno perquisito gli uffici moscoviti dell’operatore e hanno interrogato a San Pietroburgo gli impiegati dell’agenzia turistica Brisco, che aveva organizzato il viaggio. Ma a far vacillare le ricostruzioni ufficiali è arrivata una rivendicazione dell’Isis. In un video di un minuto, diffuso da un sito di notizie degli Emirati arabi uniti, si vede un aereo che precipita in seguito a un’esplosione in volo. Sembra improbabile che il video sia autentico e che la pista dell’attentato terroristico possa trovare conferme anche perché l’aereo si trovava ad un’altitudine tale (oltre 9.500 metri) per cui sarebbe difficile ipotizzare un attacco.

Non è la prima volta che i turisti sono vittima di incidenti o attacchi in Egitto. Solo poche settimane fa un bus di turisti messicani era stato attaccato dall’esercito egiziano. I messicani sono stati accusati di essere entrati in un’area militare, senza i relativi permessi nei pressi dell’Oasi di Bahariya. Non solo, gli attacchi perpetrati da Isis nel Sinai sono diventati sempre più sofisticati, inclusi sequestri con decapitazioni, come è avvenuto a danno di un cittadino croato, o gli attacchi missilistici nel Mediterraneo.

Continuano le procedure elettorali in Egitto con scarsa partecipazione. Al primo turno la lista di al-Sisi ha ottenuto la totalità dei voti. Secondo un’inchiesta della magistratura gli attivisti del movimento 6 Aprile sono responsabili di aver fomentato le proteste di piazza. Alcuni esponenti del gruppo sono stati condannati all’ergastolo per aver violato la legge anti-proteste. Non solo, al-Sisi ha inasprito i regolamenti carcerari rendendo possibile l’uso della forza contro i detenuti che non rispettano le norme interne alle prigioni. Infine, proseguono gli scioperi dei lavoratori a Mahalla al-Kubra contro il mancato conferimento dei bonus del 10% promesso da al-Sisi. Si sono uniti a loro anche i lavoratori delle fabbriche tessili di Kafr al-Dawwar.