Staffetta tra le due manifestazione dei precari della scuola ieri a Roma tra piazza Montecitorio e viale Trastevere, sede del ministero dell’Istruzione. Le associazioni dei docenti precari, sfruttati e licenziati ogni anno dallo Stato il 30 giugno e riassunti da settembre, insieme ai sindacati del settore Flc Cgil, Cisl e Uil scuola, Snals e Anief, hanno manifestato per cambiare il «Decreto sostegni Bis». Questa è la settimana decisiva del voto sugli emendamenti a questo decreto nella quinta Commissione Bilancio della Camera dei Deputati.

Molteplici sono gli argomenti che riguardano la scuola. Si va dalla soppressione della norma sull’anticipo dell’anno scolastico alla richiesta di una deroga ai vincoli per l’assegnazione provvisoria motivata del personale fino alla proroga dell’organico dei 75 mila «docenti-Ata Covid», con deroga dei criteri di formazione classi, altrimenti destinate a un numero di alunni per aula incompatibile con la pandemia e le regole sulla sicurezza a scuola (le cosiddette «classi pollaio»). Viene inoltre contestata una delle trovate del nuovo ministro dell’Istruzione Bianchi, il concorso specifico solo per le discipline cosiddette «Stem», uno scioglilingua usato dai fanatici neoliberali della burolingua ministeriale per indicare la scienza, la tecnologia, l’ingegneria e la matematica. Per i sindacati è misura non condivisibile perché determina disparità di trattamento e introduce criteri differenziati per disciplina con scarso fondamento giuridico e sicura incentivazione a ricorsi. Contestata anche la norma che vieta una seconda possibilità a chi non riesce a superare un concorso a scuola. Una misura punitiva e anticostituzionale.

«L’articolo 59 del decreto sostegni bis è una beffa per la scuola» sostengono le 30 associazione e gruppi dei precari ieri in piazza a Roma. Tra le rivendicazioni c’è la stabilizzazione dei docenti precari nelle graduatorie provinciali per le supplenze di seconda fascia su materia e sostegno con 3 anni di servizio entro quest’anno; la stabilizzazione del personale Ata e degli educatori, l’eliminazione del vincolo quinquennale, una norma capestro che obbliga i neoassunti a non chiedere il trasferimento; l’aumento degli stipendi in linea con quelli dei docenti europei.