La paura mangia l’anima, sventola una grande bandiera bianca all’ingresso del Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato. Quelle parole, tratte da Angst essen Seele auf (1973) del regista tedesco Rainer Werner Fassbinder, hanno inaugurato la mostra «Rirkrit Tiravanija. Tomorrow Is the Question», e una rassegna cinematografica dedicata ai temi della xenofobia, del razzismo e della paura del diverso.

Quelle stesse parole, in una città che già da tempo ha fatto del melting-pot un simbolo di riconoscimento, aprendo spesso la strada a esempi di coesione sociale meritevoli, oggi scorrono risolute, a volte anche inferocite, sulla bocca dei circa 92.000 elettori che il 26 maggio hanno lasciato sul campo due avversari adesso più che mai opposti: Matteo Biffoni (sostenuto da Pd, lista civica Biffoni, Più Europa, Democrazia solidale e Lo sport per Prato) e Daniele Spada (Fi, lista civica Daniele Spada sindaco, Lega e Fd’I).

Sul piatto, in un ballottaggio che coinvolgerà anche Livorno e Piombino, c’è dunque molto di più che l’amministrazione del comune: per entrambi gli schieramenti in campo l’attenzione va rivolta anche alle regionali del 2020, e se la sindaca leghista di Cascina, Susanna Ceccardi, scatena il grido social «Andiamo a vincere», dalle file del Pd Nicola Zingaretti si congratula coi suoi per i buoni risultati raggiunti finora.

Ma Prato, come ci ricorda proprio Biffoni, è comunque qualcosa di più: «E’ un insieme straordinario di volontà, di talenti, di forza e anche di fragilità. E’ una città che ha saputo reagire con tanto orgoglio ai rivolgimenti della sua storia recente da ripensarsi e trovare un modo nuovo di stare al mondo».

Quel microcosmo che da sempre si affaccenda fra commercio e creatività, quel piccolo lembo urbano divenuto sempre più esteso, etnicamente e geograficamente, sempre più prossima all’area metropolitana fiorentina, quella città che anche nel voto per circoscrizioni, due domeniche fa, si è polarizzata su scelte radicate e di antica memoria: da una parte, nei quartieri residenziali dell’elite imprenditoriale, hanno avuto eco i temi stringenti su cui si è basata buona parte della campagna elettorale di Spada, legalità e sicurezza; dall’altra, nei sobborghi operai, vicino alla Fabbrica, uno dei pattern ricorrenti nella genetica di qualsiasi pratese, si è scelto di rinnovare la fiducia a Biffoni, classe ’74, un uomo che parla di economia circolare, di scuola e sociale, un politico che non si è mai vergognato di testimoniare il suo attaccamento all’idea di comunità, parola talvolta ancora scomoda in una città che nel 2016 superava perfino in Milano in quanto a percentuali di residenti non italiani.

Ed è proprio seguendo quel concetto che Biffoni ha deciso di offrire un’opportunità al consiglio comunale anche a Marco Wong e Teresa Lin, di origine cinese, attivi e impegnati sul territorio in nome di una rappresentanza che si fa sempre più necessaria nel contesto locale. «Le interconnessioni fra la comunità cinese e il resto di Prato – dice Wong – potrebbero essere ulteriormente valorizzate, apportando benefici generalizzati all’economia della città. La creazione di punti di riferimento istituzionali può facilitare ulteriormente le relazioni economiche, creando nuove opportunità e facilitando un migliore dialogo tra gli operatori economici del territorio».

Domani, dunque, Prato vorrà una risposta: la stessa città dove, da sempre, si è fatto politica nelle piazze – ragionando di cardato, quattrini e possibilità – nelle case del popolo di quartiere, dai pulpiti delle chiese, nelle lobby degli industriali, quel paesone controverso col fiume Bisenzio che lo divide a metà, ora è assetato di risposte e non bastano i proclami. Le questioni aperte non si fermano alla viabilità interna, alle telecamere notturne, al degrado o all’aeroporto di Peretola. La sfida sembra stare, più radicata, dentro a quel senso di pratesità che taluni sentono minacciato in mezzo a volti e colori diversi. Ma la paura, si legge passando da un Viale della Repubblica sgombro, una mattina presto d’inizio estate, la paura mangia l’anima.