Sono stati i primi a denunciare irregolarità nei processi elettorali in Piemonte come in Lombardia, addirittura in «flagranza di reato», per usare le loro parole. E ora che tutti si chiedono come sia possibile dover aspettare tre anni per sapere che sulle irregolarità delle elezioni regionali piemontesi del 2010 l’ex presidente Mercedes Bresso aveva ragione, i Radicali rispondono che nessuno si può dire innocente. «Tutti sapevano, era un fatto notorio ma nessuno si è mosso per paura di mettere in crisi quella che è una prassi di illegalità diffusa, con poche eccezioni». Il consigliere comunale di Milano, Marco Cappato, ancora attende dopo quasi quattro anni dalle denunce dei Radicali – e ormai fuori tempo massimo – le conclusioni dell’iter processuale sulle circa 700 firme false appurate nelle liste Formigoni per le regionali lombarde. «E per ringraziarci della battaglia, il centrosinistra non ci ha voluto in coalizione con Umberto Ambrosoli», polemizza l’ex parlamentare europeo.

Perché c’è poco da stupirsi?

Addirittura già durante le regionali del 2000 presentammo denuncie in tutte le procure perché, come documentato anche da articoli di stampa, molti partiti e coalizioni sostituirono i loro candidati a poche ore dalle elezioni e dopo aver depositato le firme raccolte per quelle liste. È illegale, ma nessuno si prese la briga di aprire un’inchiesta. C’è quindi un problema che riguarda la giustizia italiana e un altro che riguarda l’informazione e la politica insieme. Editorialisti e opinionisti oggi si mostrano scandalizzati ma quando Emma Bonino durante le elezioni regionali del 2010 si mise in sciopero della fame e della sete per una settimana per denunciare l’impossibilità di raccogliere firme legalmente, visto che i cittadini non venivano informati sui punti di raccolta firme per le liste – un servizio pubblico necessario al corretto svolgimento del processo elettorale – la “flagranza di reato” elettorale restò ignorata. Quando pubblicammo le firme false della lista Formigoni, l’allora governatore della Lombardia fu invitato da Santoro, con Bersani. Ma nemmeno una domanda gli fu rivolta, neppure una vignetta di Vauro. E non mi pare che Bresso abbia avuto alcun sostegno politico, se non il nostro. La verità è che si tratta di una pratica diffusa, perciò nessuno vuole un sistema capace di perseguire i crimini elettorali.

A che punto è il processo sulla lista Formigoni innescato dalle vostre denunce?

In sede penale non si è ancora arrivati al primo grado di giudizio. Il tribunale civile invece ha confermato in primo grado che c’erano circa 700 firme false, ma ci è arrivato solo tre anni dopo i fatti. Ora, dopo una serie di rimpalli tra tribunali amministrativi e Consulta, e dopo l’elezione del governatore Roberto Maroni, il Consiglio di Stato deve decidere se esiste ancora un oggetto del contendere e se ha un significato giuridico annullare quel voto. Vede, in questo caso nemmeno le nostre denunce circostanziate e fatte prima del voto sono servite ad escludere dalle elezioni liste e candidati che non avevano i requisiti di legge.

C’è dunque da rivedere il sistema di raccolta delle firme per i listini elettorali? Quali riforme propone?

Si potrebbero fare molte cose, anche semplici. Visto che siamo in procinto di cambiare la legge elettorale, potremmo aggiungere per esempio l’obbligo a depositare le liste prima di raccogliere le firme annesse. Oppure prevedere un sistema telematico di firma certificata. O per esempio mettere a disposizione di tutti gli autenticatori, per i quali occorre un albo pubblico. Ma soprattutto bisognerebbe far partire i controlli e far rispettare la legge che già c’è. Purtroppo però è come chiedere al cappone di organizzare il pranzo di Natale. E come per il carcere, probabilmente fino a quando non arriveranno le condanne delle corti internazionali non credo proprio che il sistema dell’antidemocrazia italiana vorrà riformare se stesso.

A voi è successo con i referendum sulla giustizia di vedervi rifiutare le firme. È un’operazione non semplice, dunque?

È un’impresa consistente a causa del meccanismo burocratico e complesso. E d’altra parte ci sono addirittura quelli che vendono firme false.

Trafficanti di firme?

Sì, mi è capitato proprio durante le regionali in Lombardia: gente col biglietto da visita che ti propone di venderti un pacchetto di firme magari raccolte per qualche lista che poi non è andata in porto.

E lei li ha denunciati?

Impossibile, eravamo senza prove. Però l’idea stessa di andare a controllare le firme di Formigoni ci è venuta perché avevamo capito che c’era qualcosa che non era andato nel verso giusto, avevamo ricevuto offerte di firme raccolte in modo completamente illegale.