Praga. Capitale segreta d’Europa di Franco Cardini (il Mulino, pp. 348, euro 16) ha una copertina bellissima. E come potrebbe essere altrimenti? È una fra le città più fotogeniche che ci siano, con le mura e i pinnacoli del Hrad che spuntano quando meno te lo aspetti, con angolature differenti. Poi di notte l’illuminazione gioca la sua parte e soprattutto in Mala Strana, quando c’è poca gente, sembra di potersi immergere in un passato fatto di acciottolato ed edifici barocchi.

MA È ANCHE IMPORTANTE storicamente, Praga? Il libro di Cardini potrebbe essere un completamento o un rinnovamento del classico di Angelo Maria Ripellino, Praga magica, uscito per Einaudi nel 1973. Lì era soprattutto la fascinazione letteraria a prevalere, mentre qui il discorso storico è centrale, sebbene vi siano ampi spazi per i luoghi, le passeggiate, la musica, gli aspetti culturali della città. Si potrebbe partire dalla posizione geografica: se consideriamo l’estensione intera del continente, Praga ne è il cuore. Città slava ma legata a doppie maglie al mondo tedesco, almeno da quando, nel 1346, divenne re di Germania Carlo IV, figlio di Giovanni di Lussemburgo, il quale aveva sposato l’ereditiera del trono boemo Elisabetta, diventando anche re di Boemia.

Carlo IV cinse nel 1355 la corona imperiale in Italia sebbene si rendesse conto che il destino dell’imperatore romano-germanico era, se voleva sul serio disporre d’un po’ di potere, quello di svolgere anzitutto il ruolo di re tedesco, con un’ampia base di potere territoriale direttamente gestito. Per questo provvide anzitutto a rafforzare i suoi territori boemi: fece di Praga la splendida capitale del suo impero, dotandola fra l’altro di una grande Università. L’unione con la Germania aveva aspetti problematici, e lo spirito indipendentista dei Cechi è rimasto una costante nella loro storia, che è interessante anche dal punto di vista religioso, dal momento che Jan Hus, bruciato sul rogo dai padri del concilio di Basilea, è considerato fra gli anticipatori della Riforma luterana.

COSÌ, ANCHE NON VOLENDO, dal momento che i suoi seguaci divennero fra i principali avvocati dell’indipendentismo della Chiesa locale, il legame con la Germania e anche con l’Austria rimane, e ha i suoi momenti di splendore. Mozart a Praga occupa una sezione importante del libro, così come la grande stagione del barocco. Ma anche la Praga moderno-contemporanea, quella della Mitteleuropa in fiore, come la chiama Cardini, ha avuto momenti rilevanti.

Se oggi il celebre vicolo degli alchimisti è un’attrazione turistica un po’ deludente, l’atmosfera dei misteri del Golem e della Praga alchemica si avvertono ancora, e nel libro vengono ricordati insieme al quartiere ebraico, ampiamente rinnovato, dove il vecchio cimitero lascia spazio alla meditazione; o ripensando a Rodolfo II d’Asburgo, un altro imperatore che volle scegliere Praga per residenza, talmente interessato alle arti magiche da circondarsi di nomi famosi, fra i quali spiccano gli inglesi John Dee ed Edward Kelly. Insomma, la storia è importante, ma anche il mito lo è, soprattutto per una città nata, come narra la tradizione locale, dalla visione di una profetessa.