Le famiglie più abbienti hanno un reddito sei volte superiore rispetto a quello dei nuclei più poveri. È diminuita la percentuale di popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale per una minore incidenza di situazioni di grave deprivazione materiale, ma resta stabile quella di chi è a rischio povertà, cioè lavora ma non riesce ad arrivare alla fine del mese con il solo stipendio. In cifre: il 20,3% delle persone residenti in Italia (circa 12 milioni e 230 mila individui) hanno un reddito netto inferiore a 10.106 euro (842 euro al mese).

È il quadro descritto ieri dal rapporto sulle condizioni di vita, reddito e carico fiscale delle famiglie dell’Istat: da un lato la diseguaglianza non si riduce, dall’altro lato la ricchezza è distribuita tra chi possiede già una posizione consolidata e tende a migliorare la propria condizione. La linea della frattura sociale non attraversa solo le classi, ma anche i territori. E conferma le storiche sperequazioni italiane: il Mezzogiorno, con un valore minimo del 29.398 euro (contro 36.293 euro per i residenti in Italia) presenta il livello di disuguaglianza più elevato, mentre il Nord-est (con reddito pari a 41.019 euro) quello più basso. Nello specifico è in queste regioni che la povertà e l’esclusione sociale stanno aumentando dal 33,1% nel 2017 al 34,4% nel 2018.

Viceversa, il dato più basso si registra nel Nord-est con il 14,6%, mentre il calo della povertà più visibile è stato registrato nel Nord-ovest (dal 20,7% nel 2017 al 16,8% nel 2018), in particolare per quanto riguarda la deprivazione materiale. Un miglioramento in questo senso è avvenuto anche nel Nord-est (da 16,1% a 14,6%) e nel Centro (da 25,3% a 23,1). Le famiglie più povere sono quelle con tre o più figli (36 %) seguite da quelle monogenitoriali. Chi vive in famiglie con almeno un cittadino straniero presenta un rischio di povertà o esclusione sociale sensibilmente più elevato (42,7%) rispetto a chi vive in famiglie composte solamente da italiani (25,5%). Il divario è ancora più accentuato sia per il rischio di povertà (36,2% contro 18,4% per le famiglie di soli italiani) sia per la grave deprivazione materiale (16,1% contro 7,6%), mentre la bassa intensità lavorativa risulta più che dimezzata tra gli individui in famiglie con almeno uno straniero (6,8% a fronte del 12 % per le famiglie di soli italiani). In generale, la diminuzione dei redditi familiari in termini reali è più alta per le famiglie più numerose mentre è decisamente più contenuta per le famiglie con due componenti.

Nonostante la crescita registrata fino al 2017, la contrazione dei redditi rispetto al 2007, anno precedente la crisi, è rimasta notevole. I redditi familiari hanno perso in termini reali una media dell’8,8%. In generale nel Mezzogiorno il livello di reddito medio è più basso dell’11,9%, nel Centro dell’11%, del 6,7% nel Nord-ovest e del 6% nel Nord-est.