I gilet gialli sono tornati a manifestare, ieri, dopo la lunga paura dovuta al Covid. Una ripresa non massiccia, molti presenti avevano lasciato a casa il simbolico gilet. Ci sono stati cortei (poco frequentati) in varie città francesi, Marsiglia, Lione, Lille, Nantes, Nizza, Bordeaux, Strasburgo, Grenoble, a Tolosa la manifestazione era stata proibita per la crisi sanitaria.

Alcuni rond-points sulle strade sono stati di nuovo occupati, da Le Mans a Manosque. Due cortei a Parigi, permessi dalla Prefettura, ma qualche incidente nel pomeriggio, nel nord-ovest della capitale, perché un «corteo selvaggio», secondo la terminologia della Prefettura, ha cercato di raggiungere la «zona proibita», i Champs Elysées simbolo del lusso a due passi dai palazzi del potere. Un migliaio di persone a place Wagram, l’altro corteo è partito dalla Borsa. Ci sono stati più di 200 fermi oltre a varie multe e più di un centinaio sono stati trattenuti.

La Prefettura ha pubblicato su Twitter le foto delle armi improprie sequestrate, coltelli, pinze, bastoni ecc. C’è stato qualche scontro, un’auto bruciata, la polizia ha fatto ricorso ai lacrimogeni. Per mettere le mani avanti di fronte alle denunce di violenze poliziesche, il nuovo ministro degli Interni, Gérald Darmanin, aveva annunciato la vigilia che gli agenti avevano ormai a disposizione delle granate meno pericolose di quelle abituali. «Sostegno alle forze dell’ordine» ha twittato Darmanin ieri nel tardo pomeriggio, mentre continuavano gli scontri. Il Prefetto Didier Lallement ha ricordato che due manifestazioni erano permesse a Parigi: «sento parlare di dittatura, ma noto che ci sono possibilità di manifestare, a condizione che sia in modo pacifico, che non ci siano distruzioni».

Le rivendicazioni restano le stesse dall’inizio della protesta nel novembre 2018: aumento del potere d’acquisto e democrazia partecipativa, con il Ric (referendum di iniziativa cittadina). Ma la situazione è cambiata con il Covid. 13 milioni di lavoratori dipendenti del settore privato hanno mantenuto il salario, pagato dallo stato. Il problema però è l’immediato futuro, quando finirà l’intervento pubblico straordinario e quando le imprese cominceranno a licenziare.

Alcune lo stanno già facendo, da Auchan a General Electric, malgrado i consistenti aiuti che lo stato sta dando alle imprese, gratificate di molti miliardi con il programma di rilancio di 100 miliardi presentato all’inizio di settembre. Secondo Philippe Martinez, segretario della Cgt, i tre quarti dei licenziamenti in corso non hanno niente a che vedere con il Covid, le imprese ne approfittano per scremare il personale. Contro questa deriva e per chiedere maggiori garanzie per il lavoro, la Cgt organizza una giornata di mobilitazione giovedi’ 17 settembre.

Ieri, nel corteo parigino c’erano alcuni esponenti della France Insoumise. Ma i gilet gialli sono allergici ai capi e ieri ne ha fatto le spese un umorista del vecchio mondo, Jean-Pierre Bigard, che sembra avere l’intenzione di correre per le presidenziali nel 2022, con una candidatura di stampo populista. Bigard si è dichiarato gilet giallo, ma ha preso le distanze da alcune dichiarazioni di una figura del movimento, Jérôme Rodrigues, che alcuni giorni fa ha affermato che i poliziotti francesi sono «una banda di nazi» e ha invitato i gilet «alla disobbedienza civile» (non presentare la carta d’identità, quando richiesta da un agente). Bigard, che era sceso in piazza alla Borsa con una mascherina con uno slogan volgare (allez tous vous faire enculer), è stato respinto come collabo, per aver criticato la storia dei «nazi». Il comico si è rifugiato in una pizzeria e poi è scappato in moto.

Tra gli slogan di ieri «epidemia o no abbiamo diritto di parlare dei nostri problemi» oppure «poter riempire il frigo con dignità». A Wagram si sono uniti ai gilet dei gestori di discoteche, che hanno patito la chiusura per il Covid, assieme a degli autisti di Vtc (taxi alternativi tipo Uber), anche loro in difficoltà. Qualche sparuto anti-mascherina, sull’onda delle teorie complottiste di una figura dei gilet, Maxime Nicolle, che aveva partecipato alla manifestazione anti-mascherine del 28 agosto.