I disagi per i cittadini li preoccupano, ma in queste condizioni i lavoratori non possono più andare avanti. Perché la tanto pubblicizzata ‘riorganizzazione’ di Poste Italiane – il piano industriale “Delivery 2022” – si sta rivelando un disastro. Così tutti i sindacati di base hanno deciso di avviare una mobilitazione a partire da oggi, con il blocco degli straordinari e delle prestazioni aggiuntive. Una protesta che il 3 giugno culminerà in uno sciopero nazionale, con manifestazione a Roma sotto il quartier generale dell’azienda in viale Europa. Invitati anche i sindaci, specialmente quelli dei comuni piccoli e lontani dalle grandi città, che spinti dai loro concittadini si stanno opponendo da mesi ai piani di Poste, con ricorsi al Tar e all’autorità giudiziaria per interruzione di pubblico servizio.
“I risultati del recapito ‘a giorni alterni’ sono sotto gli occhi di tutti; flessibilità insostenibile, taglio di posti di lavoro e un pessimo servizio offerto agli utenti”, sottolinea Edoardo Todaro, delegato dei Cobas con 35 anni di lavoro nel recapito nell’area fiorentina. “La fotografia del servizio postale odierno è quella di quotidiani in abbonamento che arrivano una volta ogni tre giorni, settimanali che giungono a destinazione ben dopo l’uscita, avvisi di pagamento e bollette messi in cassetta anche oltre la scadenza”.
Se i cittadini si lamentano, per i lavoratori è la situazione è ancora peggiore, stressati da una quotidianità frenetica, appesantita dalle ultime attività accessorie come la compilazione delle comunicazioni di avviso di deposito, le altre notifiche, e i prodotti di ‘posta interactive’ (Aruba, Coop Voce, Vodafone, Namiral, Postemobile, ecc.). “Subiamo molte pressioni perché per l’azienda il nostro mese di sciopero sarà un guaio – spiega ancora Todaro – eppure le adesioni alla mobilitazione di questo mese di maggio continuano a crescere”. Anche perché il piano industriale, ribadiscono i sindacati di base, porterà in tre anni al taglio di 10mila posti di lavoro, con pensionati e pre-pensionati che saranno tre volte tanto i nuovi assunti.
Come effetto diretto della situazione, anche l’ “invito” dell’azienda ad andare a lavorare il 25 Aprile e il Primo Maggio, come denunciato dalla Slc Cgil con Nicola Di Ceglie e dallo stesso numero due del sindacato confederale Vincenzo Colla: “L’ ‘invito’ ha riguardato sia lavoratori a tempo indeterminato che determinato – spiegano – una situazione mai verificatasi in precedenza, né tanto meno prevista dal contratto di lavoro e dagli accordi fra l’azienda e i sindacati. Per giunta i lavoratori hanno compiuto il servizio privi del supporto dei loro responsabili, e in uno stato di assoluto abbandono organizzativo”.