«Lo aveva scritto perfino un quotidiano che si chiama Repubblica». «A Carlo De Benedetti bastava leggere il suo giornale per sapere che era allo studio un provvedimento di riordino del settore delle banche popolari». L’autodifesa renziana – la prima frase è di Renzi ieri sera a Porta a Porta, la seconda del deputato Pd Anzaldi – fa leva sulla notorietà della notizia: che il governo avesse in animo di riformare il settore delle banche popolari era cosa nota.

Non solo al patron di Repubblica che, come si è appreso ieri, il 16 gennaio 2015 chiamò il suo broker per chiedergli di investire sulle azioni delle banche popolari, avendo saputo direttamente da Renzi – il giorno prima – che il governo sarebbe intervenuto. Plusvalenza finale per l’Ingegnere: 600mila euro.

De Benedetti, è il commento dell’arcinemico Silvio Berlusconi, «è stato preso con le mani nella marmellata». La dichiarazione consente a Renzi un tentativo di fuga nell’angolo: «Nelle decennali polemiche tra Berlusconi e De Benedetti non metto bocca, se la vedono loro. Il mio rapporto con le banche sono i mutui».

Il tentativo di minimizzare tradisce l’imbarazzo, mentre praticamente tutti vanno all’attacco del segretario Pd. In testa i 5 Stelle che già in quei giorni del 2015, quando i titoli delle banche popolari schizzarono in alto, avevano chiesto di fare luce sulle speculazioni e adesso denunciano lo «scandalo» e il «conflitto di interessi».

Ma anche dalle parti di Liberi e Uguali non si va leggeri: «La soffiata di Renzi a De Benedetti è una delle cose più gravi che si siano mai verificate», dice Loredana De Petris.

Il renziano Anzaldi mette insieme un lungo elenco – incompleto – di articoli di giornale che nei giorni precedenti al decreto sulle popolari, varato dal Consiglio dei ministri del 20 gennaio 2015, già parlavano dell’eventualità di un provvedimento governativo.

L’autodifesa si gioca soprattutto su due pezzi, un lancio dell’agenzia Ansa del 3 gennaio e il già citato articolo di Repubblica del 15 gennaio.

Il primo però citava appena la possibilità di un intervento «in primavera».

L’articolo di Repubblica, dedicato alle difficoltà della Banca popolare di Milano, si concludeva invece con un riferimento a «un intervento legislativo di riordino di cui si sente da qualche parte ventilare».

Intervenuto ieri, De Benedetti ha detto, come Renzi, che «l’approvazione della norma era ampiamente nota». Eppure mai, prima della sua telefonata al consulente per gli investimenti Gianluca Bolengo, si era parlato di decreto legge sulle popolari, quello che entrando immediatamente in vigore abolì il voto capitario nelle banche popolari dalla sera al mattino.

Ed è proprio Repubblica a confermare che il decreto fu una sorpresa per tutti, quando il 17 gennaio 2015 – il giorno successivo alla telefonata – scrive di un «blitz di Matteo Renzi nel mondo del credito … un blitz, se sarà così, custodito molto gelosamente tanto che nelle bozze del provvedimento circolate finora non ve n’è traccia».

Che invece De Benedetti sapesse lo lascia credere la telefonata con Bolengo, registrata come prevede la normativa sulle intermediazioni finanziarie e acquisita dalla procura di Roma – che però ha chiesto l’archiviazione per il reato di insider trading dopo aver ascoltato Renzi e De Benedetti.

L’ingegnere infatti non parla esplicitamente di decreto, dice «il governo farà un provvedimento sulle popolari» e sbaglia anche la previsione «in una o due settimane», in realtà passeranno solo quattro giorni. Però quando il broker Bolengo dice «se passa un decreto fatto bene salgono», risponde: «Passa, ho parlato con Renzi ieri, passa».

Quella sera stessa, il 16 gennaio 2015, per la prima volta si affacciò pubblicamente l’ipotesi di decreto, quando l’agenzia Ansa diede notizia del fatto che la riforma delle popolari sarebbe stata inserita nel provvedimento «Investment compact».

Pochi minuti dopo, davanti alla direzione del Pd, proprio Renzi annunciò «nelle prossime settimane un provvedimento importante sul ruolo del credito».

La telefonata di De Benedetti è adesso agli atti della commissione banche che la prossima settimana comincerà a lavorare sulla prima bozza del documento finale, per licenziarlo entro fine mese.