Ancora non è cominciata e la discussione sulla riforma della cittadinanza rischia di provocare un’emorragia di parlamentari da Forza Italia. La prima ad avere già un piede sulla porta è l’ex sindacalista Renata Polverini, che ieri ha accusato il capogruppo azzurro in commissione Affari costituzionali Francesco Paolo Sisto di «ostruzionismo» per aver impedito che un suo disegno di legge sullo ius culturae venisse discusso insieme a quello della dem Laura Boldrini. «E’ la prima volta che accade una cosa simile ed è del tutto evidente che siamo di fronte al tentativo di affossare una legge che, invece, in questi giorni ha raccolto il consenso di altri parlamentari del partito e non solo», ha protestato Polverini autosospendendosi dal partito. Decisione letta in Forza Italia come il primo passo verso un possibile passaggio al gruppo Misto prima e a Italia viva di Renzi poi. E la parlamentare non sarebbe l’unica. Almeno un’altra decina di deputati di Forza Italia sarebbe infatti pronta a seguirla, stanchi dell’appiattimento del partito su posizioni leghiste.

 

Non c’erano dubbi che ci sarebbe stata battaglia intorno al diritto a diventare cittadini italiani di circa un milione di ragazzi figli di immigrati, ma forse in pochi avrebbero previsto che la discussione sulla nuova legge avrebbe portato a una possibile scissione nel partito di Berlusconi. Almeno in maniera così veloce.

L’iter della legge è infatti ancora molto lungo. Prima della cittadinanza ci sono infatti due decreti legge da esaminare, poi il conflitto di interessi e il ddl in materia di semplificazione. E così, probabilmente, tra una cosa e un’altra si arriverà a novembre quando a dover essere discussa sarà la legge di bilancio. Il che significa che quasi sicuramente slitterà tutto all’inizio dell’anno prossimo.

Sarà lunga e sarà complicata ma comunque dopo un anno di stop da ieri la discussione sulla riforma della cittadinanza è finalmente ricominciata in commissione Affari costituzionali della Camera. L’iter per arrivare alla sua approvazione sarà lungo perché il calendario dei lavori parlamentari è quello che è e di certo nessuno farà salti mortali per cambiarlo. Ma sarà anche complicato perché salvo Leu, Italia viva si dice favorevole a patto che ci siano i numeri, mentre dubbi e incertezze serpeggiano anche tra chi, come M5S e Pd, dovrebbe garantire uno svolgimento privo di sorprese e trabocchetti. E comunque prima di prendere qualsiasi decisione i grillini hanno già annunciato che faranno ricorso alla piattaforma Rousseau. «E’ nel nostro Dna ed è la nostra ricchezza», ha spiegato il presidente della Commissione Giuseppe Brescia (M5S).

In attesa che il M5S presenti un suo disegno di legge, al momento sono tre quelli già presenti. Oltre a quello della Polverini basato sul ius culturae e al testo presentato da Laura Boldrini, c’è il pdl del dem Matteo Orfini, nel quale è previsto uno ius soli temperato.