«Ci sono quasi ventimila poliziotti senza Green pass, che facciamo, da sabato li lasciamo a casa? Chi garantisce l’ordine pubblico, la fata turchina?». È Matteo Salvini questa volta a supportare per primo le istanze della polizia, in particolare quella penitenziaria che conta il maggior numero di No Vax. Gonfia un po’ le cifre, il leader della Lega, ma il problema c’è: tra un paio di giorni potrebbe succedere che molti di quei 12.600 agenti che dai dati del Dap non risultano vaccinati non si presentino al lavoro, decidendo di rinunciare allo stipendio fino a dicembre. Oppure, più semplicemente – una prospettiva che già viene adombrata in quegli ambienti – facendosi coprire con un certificato di malattia. Ieri, per affrontare la questione, i rappresentanti delle sigle sindacali hanno incontrato il capo della Polizia, Lamberto Giannini. Anche se avrebbero voluto discuterne direttamente con la ministra degli Interni Lamorgese.

NESSUNO SA esattamente a quali reparti appartengano i 12 mila non vaccinati della penitenziaria (anche se, secondo stime sindacali, almeno mille avrebbero avuto accesso al vaccino in modo autonomo e dunque non sarebbero stati ancora registrati): se siano tra coloro che lavorano dentro le carceri o negli uffici dell’amministrazione, o se siano tra le centinaia di prescelti addetti allo scorte delle autorità o ad altre mansioni. Si sa solo che delle 37 mila unità che formano il corpo, circa 20 mila sono dislocati nelle carceri, a contatto con i detenuti (che tendenzialmente, nella stragrande maggioranza, sono tutti vaccinati). Essendo dati sensibili, solo il 15 mattina, alla verifica del Green pass, si potranno contare i mancanti. E le soluzioni, a sentire i sindacati di polizia penitenziaria, sono solo due: o l’obbligo vaccinale (che comporterebbe per i No Vax un provvedimento disciplinare e la perdita del posto di lavoro, non solo la sospensione dello stipendio, quindi avrebbe un effetto persuasivo molto più alto) o il tampone gratuito. Anche se quest’ultimo potrebbe non risolvere il problema.

La proposta di Domenico Pianese, segretario del sindacato di polizia Coisp che parla di «18 mila poliziotti» senza copertura vaccinale, è quella di estendere – solo per le forze dell’ordine – la validità dei tamponi a 96 ore, anziché 48 o 72 ore. Perché, spiega Pianese, «prendiamo ad esempio il personale che viene mandato a Lampedusa nel centro accoglienza e che rimane lì per 15 giorni: ma dove lo va a fare il tampone? Gli aggregati in Valsusa che stanno in mezzo alle montagne e dormono nei container dove vanno a farsi il test?». Oppure, continua il sindacalista, «se un poliziotto o un carabiniere ha fatto il tampone valido fino alle 14, quando termina il turno, alle 13.59 arresta una persona e si deve prolungare nell’orario di servizio, cosa fa, lascia lì l’arrestato perché deve andare via?».

COME PIANESE, anche Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa polizia penitenziaria, tiene a precisare di non essere contrario al vaccino, anzi. «Invito tutti a vaccinarsi, credo sia un dovere civico e che sia la migliore soluzione per uscire dalla pandemia, l’unica che sta portandoci fuori dal tunnel. Avremmo però voluto una disciplina univoca, chiara: l’obbligo vaccinale avrebbe risolto il problema e non avrebbe scaricato l’onere sui lavoratori». La soluzione, per De Fazio, a questo punto è almeno la gratuità del tampone perché, afferma, «il costo della sicurezza sul lavoro non spetta al lavoratore». Andrebbe però ricordato che se il lavoratore non si attiene alle regole della sicurezza è passibile di sanzioni, sempre e ovunque.

IN OGNI CASO, il problema dei poliziotti No Vax era noto da mesi, si sarebbe potuto provvedere in tempo, anche spostando il personale nei luoghi critici, come le carceri, dove ammettere agenti non vaccinati viola il diritto alla salute dei detenuti e comporta il rischio di nuovi potenti focolai.