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Polemiche sulla bomba alla «Stampa»

Polemiche sulla bomba alla «Stampa»Una manifestazione dei No Tav

Val Susa L’hard disk esplosivo inviato a Massimo Numa poteva uccidere Ad aprile un attentato rivendicato dalla Fai

Pubblicato circa 11 anni faEdizione del 5 ottobre 2013

Questa sera Erri De Luca sarà in Val di Susa, a Borgone, per una conferenza sul tema «La custodia della terra nella scrittura sacra». Un mese dopo le furenti polemiche sulle affermazioni dello scrittore a proposito del diritto al sabotaggio, la situazione non si è rasserenata. Altri sono, ora, i motivi, ma la tensione è la stessa. Martedì è stato recapitato un plico anonimo al quotidiano La Stampa, indirizzato al giornalista Massimo Numa, che si occupa da tempo di questione Tav (i suoi articoli sono stati spesso contestati dagli attivisti). All’interno del pacco postale, un hard-disk, un cavetto e un biglietto, che parlava di presunte immagini girate da polizia e carabinieri su azioni No Tav e sui campeggi di Venaus e Chiomonte. È stato lo stesso cronista, insospettito, a chiamare la polizia. Mercoledì sera, dalle indagini di artificieri e polizia scientifica è emerso che l’hard disk conteneva centoventi grammi di polvere esplosiva. Una volta collegato al computer sarebbe esploso e – secondo gli inquirenti – avrebbe potuto uccidere. L’arrivo del plico era stato annunciato a Numa da una misteriosa telefonata, un mese e mezzo fa.
Il movimento No Tav ha subito respinto al mittente ogni collegamento con il pacco bomba, ribadendo che «pallottole e bombe non ci appartengono». Poi ha aggiunto: «È evidente che dietro l’angolo è pronta l’ennesima campagna diffamatoria ai danni del movimento. Noi abbiamo chiarito in più occasioni che non abbiamo assolutamente né la volontà né l’interesse di creare danni alle persone». La nota dei No Tav prosegue parlando di «faziosità» e del «comportamento indegno che alcuni cronisti e alcune testate hanno nei confronti del movimento stesso. Fatti come questo ancora di più aiutano questi personaggi ad apparire come vittime quali non sono».
Non è il primo pacco bomba che arriva nella sede della Stampa. Solo pochi mesi fa, il 9 aprile, era arrivata un’altra busta, indirizzata alla redazione. Non era esploso perché un fattorino aveva notato alcuni fili elettrici dentro il plico. L’ordigno era stato rivendicato dalla Federazione anarchica informale/Fronte rivoluzionario internazionale. A proposito del pacco inviato al giornalista Numa è intervenuto Franco Siddi, Fnsi: «Il giornalismo libero e plurale non può avere nemici. Il terrorismo che vuole colpirlo, prendendo a pretesto contrasti e manifestazioni civili su cui la stampa informa, è nemico delle libertà di tutti e non solo dell’informazione».

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