«Il futuro è passato/e noi eravamo distratti». Ossimorici versi ermetici/ermeneutici e climax del volume di poesie «Omnia vincit amor» (Ferrari ed. 2017) di Luigi Maria Lombardi Satriani, intellettuale calabrese, considerato tra i più autorevoli studiosi contemporanei di Antropologia, che si misura con la poesia intimista e riflessiva il cui cardine è l’Amore in tutte le accezioni e declinazioni. Versi contrassegnati da un Io narrante in cui l’uomo con le proprie fragilità è in balìa del pathos e delle in-certezze della vita. Una scrittura che, nello stile narrativo e con le dovute diversità, s’accosta a quella di Cesare Pavese. L’autore affronta con levità temi delicati ovvero i nodi cruciali dell’esistenza: il desiderio d’amare e d’essere amati, il rapporto con le figure femminili incontrate nel corso della vita. Poesie narrate, microstorie, dove egli s’espone con cruda trasparenza senza paventare opinioni: «Mi son rimaste le mani/colme di te/della vita che attraversa te/mi inonda./Poi mi è giunta nella notte/inaspettata e lontana/la tua voce un po’ esitante,/ e con la tua voce/il tempo è tornato a fluire dentro di me/denso di baci/di desiderio/di attese./Di sogni. E di Amore».
Il tema dell’Amore cammina di pari passo con quello della Morte, perché essa ha segnato fortemente la vita dell’autore: «(…) Man mano che la vita si è logorata nel tempo/e la fine è divenuta via via più vicina/ti accorgi che non hai assolutamente imparato a morire/e che quindi devi smettere di pensarti filosofo». Ciò nonostante, egli «contrappone tutta la sua carnale voglia di vivere», come afferma Dante Maffia nella prefazione al volume. La Morte è dunque parte integrante della vita che necessita spiazzare attraverso i versi, ma al tempo stesso rispettare profondamente. Un presagio di fine incombente. Un attraversare, non senza inquietudine e/o saudade, la propria vita con versi mirabili e laceranti in cui prorompe senza indugi l’Amore. Satriani prosegue l’incessante ricerca antropologica attraverso la poesia, che raggela la vanitas del mondo nell’immortalità della parola. Eros, Thanatos, ma anche il vigoroso legame con la sua terra, la Calabria, sono presenti nei versi, composti con «l’inchiostro della malinconia», come dice Jean Strarobinski. Uno degli espedienti terapeutici più energici per «la malinconia nera» è appunto l’inchiostro: la letteratura, la poesia, l’arte, ribaltando le smisurate energie frenate dentro dall’impietramento malinconico, riavviano la cadenza del tempo: «Scrivere per non morire, affidarsi alla sopravvivenza delle opere, è quanto lega l’artista al proprio compito», sostiene Maurice Blanchot. È ciò che Lombardi Satriani concretizza con un modus in cui l’arte poetica ri-solleva l’uomo dal senso di perdita e scissione dell’Io. Poesia che si colloca tra l’archetipo pensiero e la quotidiana materialità. Versi che aiutano a vivere e a comprendere il mondo e la forza della parola. Un flusso poetico dissolvente con cui si decifra la vita trasmettendo sussulti emozionali. Un carme d’Amore quale viatico per i giorni a venire, «(…) perché l’Amore diventi parola/e trascenda ogni tempo».