«Per la strada di nuovo/La pioggia è passata/È una luce si muove per me/C’è ancora speranza in questa terra/Civilizzata soprattutto dai poeti». La voce di Ivano Fossati in L’infinito di stelle che apre il disco, arriva come un pugno allo stomaco tanto è dritta e espressiva. Dietro gli archi di Celso Valli, Mina si accoda entrando con disarmante semplicità: spezza la melodia – si inerpica sulla note nel ritornello interpretato insieme. Ma non indulge nel virtuosismo, anzi: sembra più attenta a calarsi nel mondo dell’autore, preferendo sottolineare le sfumature, lasciando in sospeso le note e soppesando con cura il senso delle parole. MinaFossati è un album che verrebbe da definirsi – così si diceva un tempo – come un lavoro di «alta scuola». Elegante e fuori dalle mode – nulla di queste undici tracce ha a che spartire con l’airplay sintetico contemporaneo – non è però un disco algido. Anzi, le canzoni fluiscono arrangiate da Pani nei più diversi stili.

C’È LA CIFRA blues rock classica di Fossati – sottolineata dalla sliding di Luca Meneghello, gli ambienti cautamente r’n’b che impreziosiscono Ladro: «Io mi scorderò di te/Col tempo/Lo vedrai se dico sul serio/Io mi salverò/Da oggi a casa/non mi trovi più», frasi ricamate da Mina su tonalità bassissime: «Era già tutta nel provino che mi aveva mandato – racconta ridendo Fossati – ma le ho detto di non azzardarsi a toccare una nota…». Voci che si accavallano e si rincorrono, anche nella semplicità di un brano acustico come Farfalle, filastrocca giocosa ma non troppo, nella quale celebrare la stagione leggera della consapevolezza e la felicità di raccontarla.

IL VERTICE compositivo – per chi scrive – è Luna Diamante, melodia di Fossati con citazioni pucciniane – scelta anche da Ozpetek per la colonna sonora del suo prossimo film, La dea fortuna. Sorretta dal pianoforte nel registro grave e dall’orchestra di archi di Celso Valli, l’interpretazione di Mina non nasconde il tempo che inevitabilmente tende a rendere più ruvida la voce, ma ne fa invece il suo punto di forza nel sottolineare lo strazio di una storia giunta al capolinea: «E tu perché non parli una parola sospenderebbe il mio rancore (…) Io non so più quello che dico/Umiliata e in silenzio». Amore, tradimenti e magia in Tex Mex – dove riappare «la carretera» di Non sono una signora, accompagnato anche da un video di Mauro Balletti, ambientato in un luogo apparentemente senza tempo, dove un uomo si trova a vivere uno strano presente. Scanzonato e attraversato da sonorità blues, funk, afro L’uomo perfetto vede Mina e Fossati dialogare e darsi alla fuga «finale». Si chiude nel segno della speranza con Niente è meglio di noi due: «Io ci credo, ci credo ai nuovi battiti del cuore ai sogni che corrono più avanti di noi».