«Film, film, I migliori assomigliano ai grandi libri che per la loro ricchezza e profondità sono difficilmente penetrabili. Il cinema non è facile perché la vita è complessa e l’arte indefinibile, indefinibile sarà la vita e complicata l’arte. L’arte è come «un’industria» la vita, la «materia prima» e la «macchina» l’uomo la cui natura produce tanto l’una come l’altra. La vita è banale effimera e fugace. Tutto più o meno si ripete. Per subito disperdersi. A ogni milionesimo di secondo. Rimane la memoria della vita vissuta, che diventa alimento della vita stessa, possibilità di tutta l’arte. Ecco l’unica formula possibile. Che attiva i fatti vissuti ed è generatrice di storie e finzioni.

 

 

Senza memoria si cancellerebbe il passato la conoscenza e il sapere e partiremmo sempre da zero milionesimo e milionesimo di secondo. E così l’espressione vitale – sostanza di tutta l’arte – si trasforma a ogni istante in sostrato artistico nell’intimo di ogni essere. E lì rimane potenzialmente conservato questo istante fugace che tanto può servire, per ricevere come per donare. Per questo oso la contraddizione che la vita non esiste ma solamente ciò che resta del suo teatro – l’arte, vita che ora non è vita istante subito perso apice già accaduto. Tuttavia che sublime ogni frazione di vita vissuta che fugge e si rinnova in ogni momento! Istante, senza memoria, senza coscienza, senza tempo – istante solamente. Molecola che fugge nel viottolo precipitoso nel suo destino cieco e si precipita nel fondo di questo spirito abissale.

 

 

Mare recondito e senza limiti che sei la memoria, cosa nascosta di tutti i tempi e di nessun tempo. Ma tu, memoria! ecciti la vita e l’immaginazione. Che preservi e selezioni. Così il cinema. Il cinema che audiovisivamente può e fissa della vita il teatro che trasforma letteratura e pittura in azione, in spettacolo. E siano questi «materiali o immateriali», della vita ci resta l’impressione che il reale non esiste, ma solo confusione il resto – illusione

 

. (Poema cinematografico» di Manoel de Oliveira, 1986, pubblicato in Yann Lardeau, Philippe Tancelin, Jacques Parsi, Manoel de Oliveira, editions Dis Voir, Paris 1988 e inserita nella traduzione italiana in Manoel de Oliveira a cura Roberto Turigliatto e Simona Fina (Torifno Film Festival, 2000)