Pensavano fosse una crescita (+6,6%) , ma era un rimbalzo tecnico del Pil dopo il crollo del 2020 (-8,9%), ora di nuovo in calo (da +3,8% a +2,6%, per ora) a causa dell’inflazione, blocco delle catene del valore, speculazione sulle materie prime, guerra russa in Ucraina e nuove politiche della Bce. Gli ingenti fondi pubblici usati per «spingere» questa «ripresa», ad esempio i bonus edilizi, hanno favorito l’aumento degli infortuni sul lavoro, e delle morti, a cominciare da quelli nei cantieri o in «itinere». La coincidenza tra l’aumento degli infortuni e delle vittime del lavoro con la ripresa del ciclo economico emerge dalla relazione annuale 2021 dell’Inail presentata ieri dal presidente Franco Bettoni alla Camera.
«LA RIPRESA delle attività produttive dopo la pandemia deve proseguire in accordo con l’esigenza primaria di garantire la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro» ha detto Bettoni. Così non è stato. Nel 2021 sono stati denunciati poco più di 564 mila infortuni sul lavoro, in calo dell’1,4% rispetto all’anno precedente. Questa diminuzione è dovuta esclusivamente alla contrazione dei contagi professionali da Covid-19, che sono passati dai quasi 150 mila del 2020 ai circa 50 mila del 2021. Nel 2020, in particolare, l’incidenza media delle denunce da nuovo Coronavirus sul totale degli infortuni denunciati è stata di una ogni quattro, mentre nel 2021 è scesa a una su 12.

LE DENUNCE di infortunio con esito mortale sono state 1.361, con un decremento del 19,2% rispetto al 2020. Come per gli infortuni sul lavoro per così dire «tradizionali», anche in questo caso la contrazione è legata interamente ai decessi causati dal contagio da Covid-19, passati dai circa 600 del 2020 ai circa 200 del 2021. Nel 2020, in particolare, l’incidenza media dei decessi da Covid-19 sul totale di tutti i casi mortali denunciati è stata di una denuncia ogni tre, mentre nel 2021 è scesa a una su sei.

LE DENUNCE di infortunio «tradizionale», al netto dei casi da Covid-19, nel 2021 hanno registrato un aumento di circa il 20% rispetto al 2020. Gli infortuni riconosciuti sono stati 349.643, il 17,5% dei quali avvenuti «fuori dell’azienda», cioè «in occasione di lavoro con mezzo di trasporto» o «in itinere», nel tragitto di andata e ritorno tra la casa e il luogo di lavoro. Le denunce di infortuni mortali sono aumentate di quasi il 10% rispetto al 2020, sia nella componente «in occasione di lavoro» che in quella «in itinere». Gli infortuni mortali accertati sul lavoro sono 685, di cui 298, pari al 43,5% del totale, avvenuti «fuori dell’azienda» (57 casi sono ancora in istruttoria). I lavoratori deceduti nel 2021 con riconoscimento di malattia professionale sono stati 820, il 23,6% in meno rispetto al 2020, di cui 154 derivanti dalle malattie provocate dall’amianto: la silicosi/asbestosi.

«INACCETTABILE» è il numero degli incidenti e delle morti sul lavoro. Così lo ha definito ieri il ministro del lavoro Andrea Orlando il quale ha collegato il fenomeno anche al precariato dove i rischi sono maggiori. Lo sono anche nelle imprese più piccole. Il governo ieri ha ribadito di avere aumentato il numero degli ispettori del lavoro (+65%). Ma gli insufficienti provvedimenti presi negli ultimi 17 mesi non avranno seguito. E nella prossima legislatura si ricomincerà da zero.

L’INAIL, inoltre, ha evidenziato la difficoltà di fondo nella raccolta delle informazioni a proposito degli infortuni e dei decessi per Covid sul lavoro. Per la definizione finale delle conseguenze di un infortunio in termini di menomazione, e a maggior ragione per quelli da contagio professionale, occorre infatti un adeguato periodo di tempo per la stabilizzazione dei postumi.

QUESTA è un’occasione per riflettere sulle conseguenze politiche e sociali dell’epidemia. La mancanza di sicurezza e delle norme sulla tutela della salute individuale e collettiva è stata uno dei problemi più misconosciuti nello scorso biennio pandemico da un’opinione pubblica intossicata da un dibattito polarizzante che ha occultato il problema della giustizia sociale. Sono stati i più vulnerabili, anche tra i lavoratori, ad essere stati contagiati. E, in alcuni casi, ad avere perso la vita. Ecco un altro aspetto della tanto evocata, e malintesa, «questione sociale» creata dalla policrisi capitalistica in cui ci troviamo (crisi climatica, salariale,democratica, Welfare ecc.).

NEL FRATTEMPO si continua a morire nei cantieri. Ieri c’è stato uno sciopero di 24 ore in quello del raddoppio ferroviario Ogliastrillo-Cefalù. Qui, il 21 luglio, è morto Antonino Tamburo, operaio di 51 anni. «Dobbiamo fermare questa carneficina – hanno sostenuto i sindacati Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil di Palermo – A maggior ragione nelle grandi opere, soprattutto se sono in corso lavorazioni particolari, tutti gli accorgimenti legati alle misure di sicurezza devono essere aumentati».

Sicilia: aumento pauroso degli incidenti sul lavoro

Gli infortuni sul lavoro hanno registrato nel 2022, da gennaio a maggio, un incremento del 65% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, sono infatti stati 15.604 contro i 9.449 del 2021. I morti sono stati 20, con l’esclusione dei decessi per Covid, nello stesso arco temporale contro i 22 dell’anno precedente ( Fonte Inail, dato non consolidato).La più alta incidenza di infortuni si riscontra nell’edilizia, nel turismo e nei servizi: 11.361 casi contro i 6.320 del 2021. Le città che hanno registrato più denunce sono Palermo (2.319) e Catania ( 2.257). A richiamare ancora una volta l’attenzione su questa strage silenziata Cgil e Uil Sicilia che hanno organizzato per domani un sit- in di protesta davanti all’assessorato regionale al lavoro«Non servono riunioni episodiche per rimarcare lo sdegno – sostengono i sindacati – Serve un monitoraggio reale e le azioni conseguenti». La Sicilia, ricordano i sindacati, è stata esclusa dalla dislocazione dei vincitori e idonei del concorso per l’Ispettorato nazionale del lavoro. Una situazione che la dice lunga sull’emergenza.

Per l’amianto, nelle Marche 180 vittime ogni anno

“Una strage silenziosa». Quella dell’amianto nelle Marche: 180 morti ogni anno. Così l’ha definita la segretaria generale della Uil Marche, Claudia Mazzucchelli all’assemblea regionale del sindacato ieri a Ancona. «Si ammalano di mesotelioma anche le mogli di operai, che si sono esposte mentre lavavano le tute da lavoro dei mariti. Il Fondo mesoteliomi non professionali conta 53 denunce di cui 41 accolte, 2 in istruttoria e 10 respinte perché non presentate entro i termini previsti. Oltre 10.700 domande per scivolo pensionistico, di cui solo 2.666 sono state accolte”. E ancora: “Sotto il profilo previdenziale, esiste una pensione di inabilità. in Italia se ne contano 257, di cui appena 3 nelle Marche»