Una vigilia di capodanno segnata dal terremoto quella trascorsa in Campania e Umbria. Vigili del fuoco e tecnici comunali sono stati impegnati ieri a verificare i danni prodotti dal sisma di magnitudo 4.9 che domenica alle 18.08 ha fatto oscillare per circa 40 secondi gli edifici nel distretto dei Monti del Matese, al confine con il Molise. A ballare sono stati soprattutto i comuni casertani di Castello del Matese, Gioia Sannitica, Piedimonte Matese, San Gregorio Matese, San Potito Sannitico e, nel beneventano, Cusano Mutri. Tutti entro i 10 chilometri di distanza dall’epicentro.

La scossa si è avvertita anche a Napoli dove i numeri di emergenza sono stati intasati da chiamate di cittadini spaventati. La memoria del terremoto del 1980 è ancora molto viva, così come gli scheletri dei palazzi in parte crollati trent’anni fa in zone come i Quartieri spagnoli, dove evacuare la popolazione in caso si emergenza è una scommessa col destino. L’unica vittima c’è stata proprio nel capoluogo campano: un uomo, colto da infarto domenica sera, è deceduto all’ospedale San Giovanni Bosco. Chi era sceso in strada a Napoli è poi tornato nelle propria abitazione: non sembrano esserci state conseguenze in città, verifiche sono state però avviate per gli edifici scolastici. Sui social network si sono scatenate le solite battute anti partenopee con relativi inviti al Vesuvio a finire il lavoro, ma si sono anche moltiplicati gli appelli a non sparare stanotte quelle che, più che fuochi d’artificio, sono vere e proprie bombe: lo spostamento d’aria è talmente forte da far tremare gli edifici.

Tutt’altra nottata hanno trascorso le popolazioni nei comuni vicini all’epicentro. Uno sciame sismico, oltre 130 scosse, è stato registrato fino a ieri mattina ma solo in sette casi ha raggiunto i 3 gradi di magnitudo. I bambini ricoverati nell’ospedale di Piedimonte Matese (il paese più colpito) sono stati trasferiti di reparto, visto che quello in cui si trovavano si sono aperte delle crepe. Danni soprattutto agli edifici storici: alla navata della chiesa seicentesca Ave Gratia Plena, al municipio e al convento quattrocentesco di Santa Maria Occorrevole. La popolazione ha trovato riparo nell’oratorio di San Filippo, in auto o dai parenti. A San Gregorio Matese in mille sono rimasti senza acqua per una frana.

Molto critico il presidente dell’Ordine dei geologi della Campania, Francesco Peduto: «Geologi e sismologi non possono prevedere il futuro. Piuttosto governo e istituzioni locali, insieme, dovrebbero recuperare il tempo perduto. In Campania non abbiamo ancora il cosiddetto ‘fascicolo del fabbricato’, 4.608 scuole e 259 ospedali sono in zone a elevato rischio sismico». Leggendo l’ultimo rapporto Ecosistema Scuola di Legambiente si scopre che circa il 60% del patrimonio edilizio scolastico campano è precedente al 1974, anno di entrata in vigore delle norme sulle edificazioni nelle zone a rischio sismico, appena l’8,4% risulta costruito secondo criteri antisismici, solo in tre casi su dieci è stata effettuata la verifica di vulnerabilità.

A tremare è anche la dorsale appenninica umbra: dall’inizio di dicembre le scosse registrate dai sismografi sono state oltre 60 con intensità superiore a due gradi. La più forte durante la notte tra il 22 e il 23 dicembre con magnitudo 4, epicentro nei pressi di Gubbio e Pietralunga. Il fenomeno, spiega il direttore del Centro nazionale terremoti Alberto Michelini, «è stato causato dall’estensione dell’Appennino: come se il Tirreno si stesse allontanando dall’Adriatico, un fenomeno che fa parte della geodinamica dell’Appennino. Le scosse di assestamento dureranno piuttosto a lungo».