Tra il 2008 e il 2013 in Italia sono scomparsi 81.614 insegnanti a fronte di un aumento di più di 90 mila alunni in tutte le scuole. Lo sostiene la Flc-Cgil in uno studio dove viene segnalato anche il taglio di 43 mila Ata avvenuto nel corso degli ultimi cinque anni. Tranne che nell’infanzie, sono state cancellate 28 mila cattedre nella scuola primaria, 22 mila nelle medie e 31 mila nelle superiori. Con la riforma del «dimensionamento» voluta dall’ex ministro dell’Istruzione Gelmini sono scomparse quasi 2 mila scuole, in gran parte accorpate nei nuovi «istituti comprensivi».
Con oltre 90 mila alunni in più, una tendenza che si consoliderà nel corso dei prossimi anni, ci sarebbero voluti invece almeno 4500 classi in più, calcolando una media di 20 ragazzi per classe. Stando ai calcoli del sindacato, sono state tagliate oltre 9 mila classi. Il risultato di questa equazione è l’aumento delle «classi pollaio» quelle cioè che superano la media imposta dalla legge di 26 alunni per classe. Solo la scuola dell’infanzia ha registrato un piccolo aumento di sezione: +518 dal 2008.
Sono dati allarmanti che giungono alla fine del primo anno della riforma del «dimensionamento». Se incrociati con quelli forniti dall’Eurostat l’11 aprile scorso assumono una valenza ancora più complessiva. Secondo l’Eurostat il tasso dell’abbandono scolastico è in un aumento in Italia. In Europa la media è del 12,8%, nel nostro paese invece si va in direzione opposta: il 17,6%. I numeri non sono quantificati, ma ci sono centinaia di migliaia di ragazzi che ogni anno lasciano la scuola per ingrossare le file del lavoro precario e di quello in nero, oppure vengono immancabilmente classificati nella categoria dei «Neet». La situazione non migliora se si considerano i diplomati. Secondo l’Eurostat, nell’Ue a 27 i diplomati sono il 35,8%, mentre in Italia sono il 22%. A livello universitario, nei paesi dell’Unione Europea il 36 per cento della popolazione tra i 30-34enni è laureata, mentre in Italia nella stessa fascia di età si fermano al 21,7 per cento.
Domenico Pantaleo, segretario della Flc-Cgil, rivolge un appello alla politica: «Che si faccia carico delle emergenze della scuola – afferma – bisogna pensare ad avviare un piano di investimenti che permetta di invertire questo drammatico andamento». Le proposte sono: garantire l’estensione del tempo pieno e della scuola dell’infanzia, stabilire un piano di rifinanziamento dell’edilizia scolastica e un’azione più decisa per contrastare l’«evasione scolastica».
Nel frattempo, sul fronte del «concorsone» per 11.542 posti, giunto all’ultima prova, si vocifera che le assunzioni dei vincitori – inizialmente previste in un biennio – potrebbero slittare. Al Miur stanno pensando a spalmare la modesta cifra dei vincitori in un triennio. Secondo il Capo Dipartimento del Miur, ci si potrebbe spingere fino a settembre 2015 per l’assegnazione, dato che la normativa prevede la triennalità delle graduatorie. Del «concorso di primavera» annunciato da Francesco Profumo non sembra esserci più traccia.