Di fronte all’assai presunto piano industriale delle Acciaierie di Piombino, che in sostanza prevede che Sajjan Jindal non tiri fuori un solo euro, chiedendo al tempo stesso allo Stato dai 238 ai 288 milioni, più altri cinque anni di cassa integrazione per i quasi 1.900 addetti diretti dello stabilimento, più gli sconti sul costo dell’energia, oggi entra in scena anche il prefetto livornese Paolo D’Attilio. E’ a lui che le segreterie provinciali di Fiom Fim e Uilm si sono rivolte, dopo l’occupazione della portineria e due settimane di agitazioni che hanno visto protagonista anche il sindacato di base Usb, ottenendo una convocazione fissata per questa mattina in Prefettura.
Nella richiesta di “un incontro urgente, possibilmente in presenza, per illustrare le preoccupazioni circa le sorti dello stabilimento siderurgico piombinese Jsw Steel, comprese Piombino Logistics e Gsi ad esso collegate”, c’è tutta la preoccupazione dei lavoratori superstiti – circa 3mila con l’indotto – dopo anni e anni di promesse non mantenute sulla reindustralizzazione di quello che era il secondo polo siderurgico italiano.
L’ultima beffa è arrivata dalla lettura del “Rapporto preliminare del piano industriale”, così come lo ha chiamato il gruppo indiano inviandolo al Mise nei giorni della caduta del governo Conte. Un progetto che si fonda solo su soldi e contributi pubblici di ogni tipo, senza alcun investimento della proprietà. Per questo, dopo il recente incontro con il presidente Virendar Bubbar, il vicepresidente esecutivo Marco Carrai e il ceo Sudhakar Asawale, definito da Fim Fiom e Uilm “semplicemente imbarazzante, con confuse e contraddittorie dichiarazioni che mettono in forse anche le poche rassicurazioni che ci hanno fornito”, i sindacati metalmeccanici delle Acciaierie hanno rotto i (troppi, ndr) indugi che hanno accompagnato una vicenda surreale.
Nel mirino anche il silente ministro leghista Giorgetti. All’interrogazione parlamentare di Guglielmo Epifani e Federico Fornaro di Leu (“Si convochi al più presto un tavolo al Mise, non si può perdere altro tempo”, si aggiunge la presa di posizione di Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana: “Il leghista Giorgetti si può degnare di affrontare il dramma di una città che sta aspettando risposte?”. Mentre a Piombino vanno avanti le proteste di Rifondazione comunista e dell’associazione Camping Cig: “Jsw pretende di usare lo Stato come un bancomat, ora basta: Jindal restituisca lo stabilimento senza oneri per lo Stato, l’unico che può salvare le Acciaierie, tornando a colare acciaio e con l’ingresso quantomeno al 51%, eventualmente con un partner privato seriamente disposto a investire in un’acciaieria ‘green’ fuori dalla città”.
Un passaggio illuminante quest’ultimo, visto che in ballo c’è un contratto da quasi un miliardo di euro per fornire rotaie a Rfi, fattore di non poco conto per eventuali, nuovi investitori. E non per caso a Piombino circolano indiscrezioni per cui Jindal vorrebbe 170 milioni di buonuscita.