Secondo gli inquirenti la responsabilità della strage di Pioltello è dei vertici di Rete Ferroviaria italiana (Rfi). I pubblici ministeri di Milano, Maura Ripamonti e Leonardo Lesti hanno richiesto cinque condanne – con pene fino a 8 anni e 4 mesi – per l’ex amministratore delegato Maurizio Gentile, gli ingegneri Vincenzo Macello e Umberto Lebruto e altri manager dell’infrastruttura ferroviaria.

Vano, secondo i pm, è stato il tentativo della difesa del management dell’azienda di colpevolizzare gli operai. Infatti, il tragico incidente ferroviario avvenuto nel 2018 sul regionale Cremona Milano Porta Garibaldi – che portò alla morte di Ida Milesi, Alessandra Giuseppina Pirri e Pierangela Tadini, oltre al ferimento di circa 200 passeggeri – sarebbe avvenuto per i mancati lavori di manutenzione sui giunti di dilatazione dei binari.

Davanti alla Quinta sezione penale a Rfi – controllata da Ferrovie dello Stato (Fs) – è stato richiesto di far luce sul piano – mai attuato – teso alla prevenzione delle rotture dei giunti. Già nel 2013, quest’ultima aveva acquistato – al prezzo di 700 euro l’uno – circa 20 mila controlli dei giunti meccanici, strumenti il cui utilizzo avrebbe impedito la tragedia.

Fu la stessa pm Ripamonti, giunta sul posto poco dopo la tragedia, a constatare la presenza dei nuovi giunti «ammassati e mai utilizzati, in una linea ferroviaria in cui si voleva la circolazione di più treni mentre si riduceva lo spazio manutentivo. La manutenzione su quella tratta avrebbe comportato tempi incompatibili con gli obiettivi aziendali. L’eccessiva articolazione interna e la parcellizzazione delle competenze sono distanti e disfunzionali rispetto alla sicurezza e alla manutenzione».

Il sistema del subappalto a cascata e la ricerca spasmodica del profitto, ancora una volta, continuano a mietere vittime.