È il secondo giorno di vita di Pinocchio…con in mano il suo abbecedario sacrificale si avvia a scuola. Cammina calmo e saggio. Badate al modo di camminare di Pinocchio.
Quando procede a quel modo fa il cerimonioso con se stesso. Si dimentica di essere stato leprotto, capretto, barbero, cane da caccia. Il cronista di questa scena tratta da Pinocchio è Giorgio Manganelli, che al testo di Collodi ha dedicato un libro parallelo, più che un saggio una lettura aumentata dei primi quindici capitoli della storia, vale a dire del corpo originale del romanzo che lì si fermava e sarebbe rimasto se i lettori non lo avessero resuscitato a suon di proteste.
Questi capitoli sono i più belli e ribaldi secondo Paolo Poli, che ha letto il testo quando è divenuto audiolibro; Pinocchio, una favola temeraria senza niente di primaverile con un protagonista natoin inverno in uno « scoscendimento di mondo», ha ricevuto anche l’interpretazione luciferina di Carmelo Bene e ancora oggi non smette di suscitare riflessioni: una delle ultime quella di Piero Dorfles, con Le palline di zucchero della Fata Turchina ed. Garzanti , la stessa fata che Bennato – nella canzone a lei dedicata – rese testimonial ante litteram della donna oggetto di malamore. Dopo oltre un secolo fioccano ancora le riduzioni cinematografico-televisive – è in arrivo Garrone – e visive: l’artista di strada Tv Boy ha da poco affisso il suo murale spray su carta in vicolo della Torretta dalle parti di Parlamento e Palazzo Chigi con un convincente Conte-Pinocchio tra Salvini – Volpe e Di Maio -Gatto. Parallelamente la favola italica per eccellenza continua ad essere oggetto di traduzioni; quella realizzata da Francesca Chiusaroli, Johanna Monti e Federico Sangati ha la curiosa prerogativa di aver dato vita ad una grammatica durante la traduzione stessa: grammatica e glossario dell’emojiitaliano, declinazione linguistica degli emoji, i popolari segni pittografici che allietano le conversazioni su whats app, twitter , gmail . Monti, Sangati e Chiusaroli, quest’ultima docente di Linguistica dei media per l’ateneo maceratese ed ideatrice del progetto #scritturebrevi, hanno coordinato la traduzione collettiva del libro di Collodi in una lingua semantica strutturata; questo lavoro è il primo del genere condotto su un testo italiano ma non il primo in assoluto: esiste un poster, creato dal designer inglese Joe Hale, in cui fitte file di emoji assicurano di raccontarci la storia di «Alice nel Paese delle Meraviglie». C’è poi una traduzione in emoji di Moby Dick a cura dello statunitense Fred Benenson: qui il testo di Melville presenta in interlinea la sua versione emoji, elaborata da un team di professionisti che hanno però lavorato in modo autonomo . Al contrario, il lavoro su Pinocchio è stato portato avanti attraverso un confronto aperto e continuativo tra i partecipanti al progetto nell’ambito della social community di #scritturebrevi su twitter. Un esperimento linguistico creativo e di partecipazione senza precedenti, che è approdato su carta nel «Pinocchio in Emojitaliano» edito da Apice Libri; certamente si tratta anche di
un esercizio di stile ma il lavoro coordinato dal gruppo marchigiano costituisce soprattutto un (net) work in progress capace di trovare applicazioni molto concrete e colmare deficit comunicativi in situazioni speciali. Il gioco semiotico potrebbe schiudere ad esempio possibilità di interazione interessanti per le persone affette da sindrome autistica o da altri disturbi dello spettro autistico, come pure potrebbe svolgere un ruolo cruciale nella mediazione linguistico -culturale delle fasi di prima accoglienza di migranti, dei bambini in particolare.
La lingua emoji visivamente è ludica e cute: basta scorrere le pagine di Pinocchio, la galleria di Emojipedia o i messaggi di una chat. La sequela di icone, imparentata coi pixel o le caselle di un ricamo a punto croce, evoca un mondo bambino, quello in cui anche gli adulti di professione precipitano quando mitigano le bestialità dei loro messaggi con lo smiley, magari insopportabilmente strizzante l’occhio. Le facce gialle, che già furono brand anni Ottanta su spillette paninare, sono anche quelle dei personaggi dei mattoncini Lego che con gli emoji presentano altre analogie, come ad esempio la regola di non volere armi nel loro mondo: la società danese approva infatti solo quelle in dotazione a personaggi di fantasia, dunque la spada laser di Star Wars Lego c’è, ma il carro armato no. Jack Sparrow ha un archibugio e il poliziotto di Lego City solo una ricetrasmittente. Allo stesso modo su whatsapp la pistola rappresentata inizialmente come un revolver , è diventata nel 2016 un giocattolo ad acqua prima sulla piattaforma di Apple, poi su quasi tutte le altre.
Essendo gli emoji di matrice nipponica occorre inoltre notare come l’orientamento dell’arma sia da destra verso sinistra, in accordo alle regole grafiche del Sol Levante: questo comporta che se rappresentata dopo un volto, in Europa richiama l’immagine di un suicidio mentre in Giappone evoca un omicidio. La direzione conta, nel mondo degli emoji, e non solo rispetto alla collocazione delle icone nello spazio ma anche sul fronte di aree sensibili come le preferenze sessuali o le convinzioni religiose. Nel tempo sono apparse nelle gallerie di immagini donne velate, simboli di festività confessionali diverse, famiglie arcobaleno e monogenitoriali. Su istanza delle diverse categorie sono state proposte e introdotte specifiche iconografiche a tutela di tutti: minoranze etniche, fulvi, calvi , mentre è prossima l’introduzione di emoji che rappresentano le disabilità e l’icona del braccio protesico, mentre è in cantiere, su proposta di Google all’Unicode Consortium, l’emoji della persona appartenente al terzo gender.
Così un segno che nasce per sintetizzare si allinea sempre di più alla realtà e alle sue molteplici sfumature fino a descriverla nel dettaglio, mappa 1:1 del mondo che finisce col sovrapporsi ad esso come una coperta o un pietoso velo.
Corrono le novità sui set degli emoji, corre il progetto #emojiitaliano nato all’Università di Macerata dove si sta mettendo a punto un sistema di traduzione universale in lingua emoji (nello specifico quelli usati da twitter, liberi da diritti) col traduttore digitale @emojitalianbot su Telegram, il servizio di messaggistica istantanea su cloud.
«Èmolto più difficile, in questo tipo di traduzione» ci ha spiegato Francesca Chiusaroli « esprimere i concetti concreti rispetto a quelli astratti». Ad esempio la paura: è evocata bene dalla faccia angosciata a bocca aperta a mo’ di Urlo di Munch, ma se Pinocchio non compare tra i personaggi emoji (quando il libro è stato tradotto la faccina col naso lungo non era stata introdotta) che si usa? La comunità fiorita attorno a #scritturebrevi ha optato per la figura umana che corre perché è questo che connota e che fa il bambino Pinocchio tanto che,e ce lo ricorda Manganelli, quando cammina sorprende, fa il cerimonioso con se stesso, non è più lui (e la catastrofe è prossima) . E Pinocchio è a tutti gli effetti un libro a perdifiato che sarebbe dovuto finire non a caso con un cappio al collo del protagonista, ma dove la corsa termina con edificante finale e un premio di matura corruttibilità (un corpo umano, dismesse spoglie mitologiche). E come ogni grande libro, diceva sempre
Manganelli si dilata, è tendenzialmente infinito . Genererà infiniti libri – persino uno in Emoji! -né vi sarà mai l’ultimo.