Tre anni di silenzio per il mercato discografico attuale sono molti, ma non troppi se a riempirli sono stati progetti e cambiamenti di vita; e tutto ciò si ascolta nel terzo e nuovo album di Pilar: L’amore è dove vivo. Proprio così, la cantante romana, dopo Femminile singolare e l’esperimento, anche portato dal vivo, di Sartoria italiana, torna sul mercato con un cd che rinnova la collaborazione con Bungaro e affida le undici tracce a testi suoi e ad pugno di prestigiose firme. In conto: Giò Giovanardi, Pacifico e Sandro Luporini, già in ditta, e che ditta!, con Giorgio Gaber. Una nota in più è data dai “colori” dell’album e, per sua diretta esperienza, a Pilar le tinte forti e decise, sia solari che lunari, hanno rivestito molta importanza come per l’appunto è stato aver registrato le canzoni a Napoli. Questo si avverte e molto nella passionalità, scanzonata e impegnata, dei testi, nei suoni e nella complessiva riuscita del disco. Due clip come Eternamente, che fa il verso ai tanti showcooking televisivi e soprattutto l’ultimo, Il colore delle vene, con riprese girate tra Palermo e le Saline di Marsala, mostrano il vero volto di Pilar, capace di essere allo stesso tempo autoironica ed entrare a gamba tesa in un tema scottante in Italia come quello delle Unioni Civili. Quest’intervista risale a qualche mese fa ed è stata rilasciata durante uno dei primi spostamenti in aeroporto per le prime date di rodaggio del tour che dopo già ha attraversato in aprile luoghi prestigiosi come il Blue Note di Milano e che il 16 giugno arriverà a Roma al Monk Club.

Qual è stato il momento in cui hai pensato di registrare dopo le vicissitudini di “Sartoria italiana” un nuovo album?

Credo che sia stata la coda dal vivo di “Sartoria italiana”, quei due tre concerti in cui ero accompagnata dagli archi e muovevo dei fili di perle. Lì forse è nata l’idea di registrare un nuovo disco. La primissima idea la ebbero Bungaro e Pierre Ruiz, il suo produttore. Io sono intervenuta in modo coerente e naturale. Avevano intravisto come dire delle linee rosse passare tra la mia voce e il suono degli archi. Poi, desideravo dopo “Sartoria italiana” passare da interprete ad autrice e confrontarmi così con altri autori.

Ti piace questa veste che, peraltro, ti consente e facilita di passare da un ruolo all’altro?

Posso dire che c’è tutta Pilar e L’amore è dove vivo è una parte di quella me che, talvolta, fa l’attrice o la conduttrice radiofonica e poi torna di nuovo a scrivere. Mi trovo a transitare in me stessa, in più ruoli e come amo dire con coerenza e in modo del tutto naturale.

Anche ”L’amore è dove vivo” sembra proseguire una linea autobiografica che ha rappresentato e tuttora rappresenta e connota fortemente il tuo lavoro, soprattutto nelle sue componenti più esuberanti …

Tutti i testi sono stati scritti per il disco e ho cercato di rapportarli a concetti come la seduzione o ancor più a cose che mi sono sempre piaciute come il vino, il cibo, la convivialità. E a tal proposito non posso non ricordare alcuni momenti belli come quando per far delle prove ci radunavamo nella mia cucina e si cantava e suonava mentre cucinavo per tutti.

Tutto il mondo sembra appartenere alla musica …

Sì, sono amica e ho amici tra i musicisti. Ascolto musica continuamente, di tutti i generi, catturo sonorità dovunque, classica, jazz, world music. La voce femminile mi affascina, ascolto molte colleghe: Giua, Franca Masu, Erica Boschino, tutte di quella famiglia folk, popolare, jazz. Il mio è un elenco lungo. In questi anni ho ascoltato molta musica italiana. Mi piace molto Mario Venuti. L’ultimo Giovanardi; e poi Cohen. Sono influenzata da Ravel e Brahms come da Marc Ribot. Mi piace concentrarmi su alcune cose anche se mi accorgo che sono tante.