La soddisfazione di Pier Carlo Padoan è tanto contenuta da somigliare a una giustificazione. Non a caso non è affidata a una nota ufficiale ma a una dichiarazione del portavoce. «È un risultato secondo le attese, dopo 13 trimestri consecutivi di calo tendenziale abbiamo due trimestri di crescita», dicono dal ministero dell’economia. Aggiungendo subito però che «il paese può e deve fare di meglio: riforme strutturali e politica economica favoriranno l’accelerazione».

Assai più entusiasti i commenti del circolo renziano, dal capogruppo del Pd alla camera Rosato che commenta il +0,2% del Pil traendone «la conferma che siamo sulla strada giusta», al responsabile economico del partito Taddei secondo il quale «non era scontato ma la crescita è tornata tra noi», alla vicesegretaria del Pd Serracchiani che se la prende con chi «sottovaluta» il risultato, «settori dell’opposizione che preferiscono soffiare sul fuoco del pessimismo e della disgregazione». Ce l’ha con gli esponenti di Forza Italia, da Brunetta – «al ministero dell’economia si consolano con l’aglietto: siamo ultimi in Eurozona. Non c’è da stare allegri. Basta propaganda» – a Giorgetti – «L’Italia dovrebbe correre come un treno ad alta velocità e invece la crescita strozzata del Pil dimostra che il convoglio è alimentato a carbone».

Ma tra chi invita il governo a raffreddare gli entusiasmi c’è anche il presidente di Confindustria. «Il dato del Pil è quello che ci aspettavamo, purtroppo è una conferma che non c’è una ripartenza vera», dice Giorgio Squinzi. E aggiunge: «Speriamo che la seconda parte dell’anno vada meglio, altrimenti sono guai». Decontribuzione e smantellamento dello statuto dei lavoratori evidentemente non bastano a Confindustria, che non ha smesso di avanzare richieste: «Si devono creare le condizioni favorevoli all’impresa, questo è il problema vero. In Italia, finché saremo così bloccati da tutte le complicazioni burocratico-amministrative e in più con tutti i problemi che abbiamo senza fare le riforme, non ci muoveremo».

«Nello spento quadro della moneta unica, l’Italia continua a far peggio della media», fa notare Stefano Fassina. Che mette nel mirino la manovra economica che, tempo un mese, il governo recapitarà al parlamento. «Si deve correggere radicalmente rotta di politica economica – dice l’ex viceministro dell’economia uscito dal Pd -, si deve puntare su investimenti pubblici e privati, in particolare nel mezzogiorno, sul sostegno ai redditi più bassi, su interventi selettivi sulle tasse per cittadini e imprese. Prima della nota di aggiornamento al Def prevista per il 20 settembre, il parlamento dovrebbe dare chiare indicazioni al governo per evitare un disegno di legge di Stabilità ancora all’insegna di austerità e svalutazione del lavoro, più qualche consumata trovata elettorale in stile berlusconiano sulla casa».
L’intervento sulle tasse, conferma però l’attuale viceministro Enrico Morando (Pd), ci sarà: «La riduzione fiscale per l’Imu-Tasi prima casa sarà definita nella legge di Stabilità per il 2016 come annunciato da Renzi, poi ci sarà l’intervento sull’Imu-terreni agricoli che riguarda l’attività produttiva». Quanto al dato sul Pil, ammette Morando, «la ripresa è ancora gracile e bisogna rafforzarla con la strategia delle riforme». Ma il sottosegretario Enrico Zanetti (Scelta civica) anche lui al ministero dell’economia, smonta un po’ la retorica delle riforme: «Servono meno psicodrammi su una riforma costituzionale che non sposterà uno zero virgola di economia e più coraggio e concentrazione su concorrenza, fisco e giustizia civile».