Sugli avvenimenti del dopo 25 luglio 1943, vi sono giornalisti prestati alla divulgazione storica, e paradossalmente estranei all’uso delle fonti d’archivio, che sostengono tesi apologetiche volte ad anestetizzare le insurrezioni popolari e, di contro, a sostenere ipotesi – confutate, ma sempre utili a rinverdire la tradizione inventata dell’italianità – per cui il fascismo abbia goduto di un ampio consenso, prima e dopo la deposizione di Mussolini ad opera del Gran Consiglio.

COSÌ, LE INSURREZIONI del settembre 1943 a Napoli e, prim’ancora, a Matera e in piccoli centri della Lucania, o dei primi di ottobre, a Lanciano, sono da essi generalmente retrocesse a rivolte spontanee o, per lo più, naturalistiche, compiute da plebe scevra di coscienza politica, addirittura da «scugnizzi» al limite del mondo delinquenziale, e dunque prive di ogni significato politico.
Tuttavia, le carte d’archivio sono la fonte primaria per squarciare il velo dell’apologia e illuminare la «memoria collettiva», com’ebbe a insegnare Marc Bloch, dando volto e nome a coloro che hanno fatto la storia – e non più ai «grandi» secondo lo storicismo -, alle donne e agli uomini che hanno dato una svolta non solo alla propria, bensì all’esistenza della comunità o del paese in cui hanno vissuto. La storia nelle strade – Pigneto ’44. Ribelli! (a cura del Centro di documentazione Maria Baccante, Archivio storico Viscosa. Red Star Press-Hellnation Libri, pp. 141, euro 12) è un libro che s’inscrive in questo solco: nelle ricerche biografiche sull’anno successivo alla caduta del fascismo.
Vi emerge come la Resistenza sia innanzitutto un evento popolare e poi costituente dell’Italia. È un momento di ingresso nella vita civile di donne e uomini che conoscono per la prima volta l’impegno politico e che vi prendono parte grazie alla lotta al nazifascismo.

IL LIBRO RICOSTRUISCE la Resistenza romana attraverso la vita e le imprese di tredici partigiani del popolare quartiere del Pigneto; set, fra l’altro, della scena dell’urlo e dell’uccisione di Anna Magnani, alias Pina, nel film di Rossellini, Roma città aperta. «Palazzi bombardati, ponti ricostruiti, strade tortuose, scritte, epigrafi, monumenti», ecco le «tracce del passato del Pigneto-Prenestino». E, con queste, le «testimonianze sulla storia del Novecento che, penetrata nelle case, ha trasformato la vita di intere famiglie». Da queste testimonianze e dai materiali d’archivio sono nate le biografie dei tredici antifascisti del Pigneto e dintorni.
La storia nelle strade è l’esito di un lavoro lungo e articolato, partecipato dagli abitanti del quartiere, revisionato e sistematizzato dal Centro di documentazione Maria Baccante» e del Centro sociale Ex Snia, che restituisce memorie di vita e di lotta alla storia del movimento romano di Liberazione. Come quella di Tigrino Sabatini, operaio, fucilato il 3 maggio 1944, con addosso un biglietto: «Non sfruttate la nostra morte, non dimenticate il perché siamo morti».