Lo hanno soprannominato «Ciclone Luis». E se ne è andato dal Piemonte lasciandosi alle spalle milioni di danni, traffico paralizzato, frane, allagamenti, seicento sfollati e una vittima. Rosanna Parodi, 52 anni, di Sezzadio, nell’Alessandrino, è stata travolta dalla piena del Bormida mentre si recava in auto per andare a lavorare nella casa di riposo del paese.

LA CIRCOLAZIONE autostradale sta lentamente tornando alla normalità. Se resta interrotta l’A6 Torino-Savona, chiusa con il crollo del viadotto ad Altare in Valle Bormida, sono state riaperte la A5 Torino-Aosta, chiusa per precauzione per la grossa frana che incombe su Quincinetto (Torino), e la A21 Torino-Piacenza, dove domenica sera si era improvvisamente creato un cratere con un diametro di una decina di metri, evitato da un’auto in transito.

A Torino, che ieri mattina si era svegliata in parte isolata, la piena del Po è scesa sotto la soglia d’allarme. Su tutto il Piemonte resta, però, «forte» il pericolo di valanghe: oltre i 2.300 metri di altitudine l’altezza della neve fresca raggiunge in alcune località i 2 metri e 10 centimetri. Sulle montagne in provincia di Torino sono stati salvati due giovani escursionisti, intrappolati dalla tormenta di neve in un rifugio dell’Alta Valle di Susa. In Valle d’Aosta è, invece, cessata l’emergenza: Champorcher e Gressoney sono uscite dall’isolamento. Il Ticino, che divide la Lombardia dal Piemonte, è esondato a Pavia. Ed è allerta per il Po da Cremona a Parma.

L’ULTIMO DRAMMATICO evento atmosferico ha denunciato quanto il problema del dissesto idrogeologico sia in Italia all’ordine del giorno e necessiti di un intervento strutturale e pianificato per prevenire ulteriori rischi. Il premier Giuseppe Conte da Melfi ha parlato della urgenza di accelerare i tempi di spesa degli 11 miliardi di euro che, in un piano pluriennale, sono stati destinati alla protezione del territorio nazionale. Secondo la Coldiretti i danni causati in 10 anni dalle calamità naturali hanno raggiunto i 14 miliardi di euro. Moltissimi campi sono ancora allagati per le piogge e l’acqua uscita dagli argini di fiumi e torrenti.

IN PIEMONTE nel 1994 l’alluvione del Tanaro e del Po causò 70 morti, in venticinque anni non si è fatto abbastanza, anzi, il consumo del suolo è aumentato rendendo il territorio più vulnerabile. «Frane, crolli e intere comunità isolate, la vera emergenza è il dissesto idrogeologico, non l’autonomia o la legge elettorale», ha dichiarato il capogruppo in Regione Piemonte di Liberi Uguali Verdi, Marco Grimaldi, che in una nota ha annunciato: «O si trovano in fretta le risorse per garantire al Piemonte un piano organico di gestione del dissesto idrogeologico, capace non solo di mettere in sicurezza il territorio ma anche di dare lavoro alle piccole e medie imprese sparse in Piemonte, o bloccheremo il bilancio di assestamento che hanno così fretta di approvare».