Sulla necessità di piantare alberi non è neppure il caso di dilungarsi. La «muraglia verde», fascia boscata che sarebbe dovuta andare dal Senegal a Gibuti, attraversare tutto il Sahel tentando di arginare l’avanzata del Sahara, è stata messa a dimora solamente al 4% tra infinite minacce. Chi avesse un minimo di coscienza ecologista sa che bisogna guardare agli alberi con uno sguardo nuovo, come non è mai accaduto prima agli esseri umani. Per piantare un albero, stiamo parlando di privati ma le regole basilari valgono dappertutto, innanzitutto bisogna avere lo spazio, prima ancora di pensare alla specie. L’autunno, meglio ancora se a luna calante, è la stagione ideale per la messa a dimora. Un albero cresce, bisogna sapere quale forma assumeranno le radici, quale profondità e quale estensione. Bisogna conoscerne l’altezza e la vastità finale della chioma. Un albero dobbiamo immaginarlo al massimo del suo sviluppo, riflettere bene se il luogo è adeguato. Non solamente deve stare e rimanere alla giusta distanza dagli edifici ma anche le radici, dobbiamo ragionare se andranno a sovrapporsi o infiltrarsi tra impianti sotterranei come fognature, cavi, reti elettriche, condutture dell’acqua e del gas. Un altro elemento da valutare è l’ombra, un albero ombreggia, oscura la vista: un conto è una snella palma, un altro è un faggio o una quercia. Se deliberatamente vogliamo proteggerci dall’eccessiva insolazione, dal fracasso di un’autostrada e perché no, dagli sguardi altrui, alberi maestosi vanno benissimo; se abbiamo una sola facciata dalla quale guardare il mare, meglio prevedere alberi più bassi. Sono presupposti prescindendo dai quali, come fin troppo comunemente siamo costretti ad osservare, andiamo incontro a dolorose decisioni. Cedri del Libano piantati tra una strada ed una villa nobiliare, meno di dieci metri di distanza: l’esito è stato l’abbattimento e, trattandosi di operazioni che richiedono squadre specializzate, chiusura della strada e notevole esborso finanziario. Alberi abbattuti perché le radici, quelle delle conifere essendo superficiali, sollevavano l’asfalto, per non dire dell’idiozia e non è stata rara, purtroppo, di cittadini che hanno piantato gli «alberi di Natale» a tre metri dalla seconda casa. Con gli anni, pini o abeti che fossero, hanno inevitabilmente minacciato la muratura, tetti e grondaie. E’ doloroso dover prendere atto di un abbattimento, meglio essere previdenti. Teniamo conto anche del parere dei vicini, anche in questo caso ci risparmieremo controversie legali sulla vista che il nostro albero può oscurare, teniamo conto anche di dove cadranno le foglie, gli aghi delle conifere tendono ad intasare i tombini e le grondaie. Piantare un albero adesso, in quest’epoca che chiamiamo antropocene, è un atto di speranza. Se da sempre è stato un atto di cosciente lascito per chi ci seguirà – «investi nel millennio, pianta una quercia» – dobbiamo fare tutto il possibile affinché questa nostra pianta possa svettare nell’azzurro e ricordare di noi nella maniera appropriata. Nulla più di un albero, oggi, può farlo, facciamo in modo che ogni cosa sia stata ponderata, che questo albero possa crescere senza problemi anche nei pressi della nostra casa.