«Non c’è alcun braccio di ferro con l’Oms. Nè alcuna indagine sull’Organizzazione mondiale della Sanità. L’unico interesse della procura è accertare l’esistenza di un piano pandemico e quando sarebbe stato redatto».

Antonio Chiappani, procuratore di Bergamo e titolare dell’inchiesta sull’ospedale di Alzano Lombardo e sulla gestione dell’epidemia in Val Seriana, spiega così all’Ansa la posizione del pool dopo il rifiuto dei ricercatori dell’Oms di testimoniare. Nel mirino dei giudici il dossier «Una sfida senza precedenti: la prima risposta dell’Italia al Covid-19», pubblicato lo scorso 13 maggio e ritirato solo 24 ore dopo.

In quel rapporto, stilato da un’équipe di ricercatori dell’Oms della sezione distaccata di Venezia, si sottolineava l’obsolescenza del piano pandemico nazionale italiano, mai più aggiornato dal 2006. La trasmissione Report, che è tornata sull’argomento dopo una prima puntata, ieri sera ha mostrato anche il contenuto di alcune mail che confermerebbero il disappunto – per dirla con un eufemismo – dei piani alti dell’Oms, dopo la pubblicazione del dossier, nella persona di Ranieri Guerra.

«Devi correggere subito il testo: Piano nazionale di preparazione e risposta ad una pandemia influenzale; Ministero della Salute; 2006 (…) E riportare quanto disponibile al sito minsalute. Ultimo aggiornamento dicembre 2016. Non fatemi casino su questo», si legge nella corrispondenza segreta di cui Report è venuta a conoscenza.

Guerra, infatti – il cui imbarazzo deriva soprattutto dall’essere stato direttore generale al Ministero della Salute dal 2014 al 2017 – avrebbe chiesto una modifica al rapporto dei ricercatori per celare alcune falle ministeriali. Dopo la sua udienza in procura, il 5 novembre scorso, i ricercatori dell’Oms chiamati a testimoniare hanno risposto ai giudici di Bergamo con un rifiuto, invocando l’immunità diplomatica. Immunità che – appunto – non è valsa per il vicepresidente Guerra.

Dal canto suo, il tribunale orobico ha scritto ai ministeri degli Esteri e della Salute per vederci chiaro. Sarà la Farnesina a dover sciogliere il nodo sull’immunità, riconducibile secondo l’Organizzazione alla Convenzione del ‘47 sui privilegi di chi fa parte delle agenzie dell’Onu. Sta di fatto che, secondo gli inquirenti, il mancato raffronto tra la versione di Guerra e quella dei ricercatori di Venezia danneggi le indagini.

«La sezione 22 della legislazione in materia di tutela e di organizzazione delle associazioni internazionali prevede che l’organizzazione internazionale possa revocare l’immunità diplomatica qualora questa intralci il corso delle indagini», ha spiegato l’avvocata Consuelo Locati, legale del comitato per le vittime del covid della bergamasca «Noi denunceremo».