La procura di Roma ha aperto un fascicolo sul piano carceri da 470 milioni realizzato dal commissario Angelo Sinesio, uomo di fiducia del ministro Cancellieri. Si tratta di un altro duro colpo per il Guardasigilli azzoppato dopo le polemiche per le famose telefonate alla famiglia Ligresti, proprio mentre si discute di staffette, rimpasti e rimpastini che potrebbero costarle la poltrona. Il dossier è affidato ai pm Paolo Ielo e Mario Palazzi. E’ catalogato con la lettera “K” e per ora non ipotizza né eventuali reati né indagati. Ma i sospetti sono molti gravi e sono stati rivelati ieri da Repubblica. Si parla di appalti e nomine di consulenti discutibili al punto da interessare la magistratura. Come poi è puntualmente avvenuto.
L’indagine ha il compito di approfondire le denunce contenute nel dossier presentato a Palazzo Chigi da Alfonso Sabella, vicecapo della organizzazione giudiziaria del ministero della Giustizia. Sabella è stato pm a Palermo con Caselli dove è stato minacciato dalla mafia. Per due volte ha lavorato al Dap prima di passare al ministero della Giustizia. E’ proprio come direttore delle risorse al Dap che Sabella si batte perché le carceri vengano ristrutturate piuttosto che costruite con gli appalti. In questo modo ha realizzato un piano alternativo che con 200 milioni realizzerebbe 70 mila posti a fronte di soli 9 mila al costo di 700 milioni.
Angelo Sinesio, invece, è stato il vice della Cancellieri quando era prefetto e il capo della sua segreteria tecnica quando era al Viminale. Il 22 ottobre del 2013 ha presentato alla Camera il suo piano carceri. Il 21 novembre Sabella ha scritto al direttore del Dap, Giovanni Tamburino denunciando “dati non corretti e circostanze non veritiere” e un “non fruttuoso impiego di risorse pubbliche”.
L’accusa più grave contenuta nel rapporto è che il piano carceri sarebbe gonfiato tramite quella che viene definita “un’appropriazione indebita”. Ovvero verrebbero fatte passare come opere del piano interventi invece realizzati dal Dap e dal Ministero delle infrastrutture “come i nuovi padiglioni di Modena, Terni, Santa Maria Capua Vetere, Livorno, Catanzaro, Nuoro”. In questo modo sarebbe stato aumentato ad arte il numero di nuovi posti. Inoltre Sabella denuncia irregolarità nelle gare d’appalto “con ribassi palesemente fuori mercato (in media il 48% con punte fino al 54%) che determinano difficoltà tali da presumere che sarà impossibile finire il lavoro”. Secondo il rapporto sarebbero iniziati i lavori solo per un padiglione mentre i fondi di 450 milioni restano immobilizzati nel bilancio.
Il dossier avanza pesanti dubbi anche sulla selezione dei consulenti. In particolare di Fiordalisa Bozzetti, commercialista fiorentina, moglie del coordinatore della progettazione Mauro Draghi scelto dall’ex commissario Franco Ionta. Bozzetti è diventata responsabile della cassa di 500 milioni con uno stipendio di 10 mila euro. Secondo Sabella le modalità per partecipare alla selezione erano strutturate in modo che “solo gli autori potevano fare domanda entro i 7 giorni previsti”. Addirittura si parla di mail sbagliate e nascoste tra mille link sul sito del piano per depistare eventuali pretendenti al posto.
Infine, Sabella denuncerebbe l’intenzione di Sinesio di vendere “San Vittore, Piazza Lanza, Regina Coeli, Giudecca e Santa Maria Maggiore”. Operazioni che potrebbero scatenare una serie di “appetiti illeciti”.