È scatenato Enoch Marrella sul piccolo palcoscenico del Teatro Trastevere, dove è approdato con Petrolini & friends. Accompagnato al pianoforte da Paolo Panfilo, l’attore-autore si lancia nel mondo macchiettistico dei caffè concerto di cent’anni fa che, dietro allo sfavillio delle luci e al fragore delle risate, amaramente cela tutta la decadenza di un’epoca. E non è certo peregrino il parallelismo con i giorni nostri che sottende le intenzioni del lavoro. Un’operazione di recupero filologico del repertorio petroliniano davvero encomiabile, una sistematizzazione di materiali sparsi da cui hanno attinto da Nino Manfredi a Gigi Proietti a Gabriella Ferri.

MARRELLA in due anni ha scavato nella Biblioteca del Burcardo per reperire musiche e testi, locandine e registrazioni che potessero rimpinguare il suo «Petrolini infinito», un progetto in divenire da cui scaturiscono prodotti di varia natura, video, brani teatrali e collaborazioni innestate ora nello spettacolo – curiosa la clip musicale con Caravaggio, rivisitazione in chiave elettro-pop di Fortunello. Spettacolo modulabile che suggella l’istrionico virtuosismo – da poco apprezzato in Tecnicismi – di Marrella, infaticabile nei cambi di maschere (di Nina Labus e David Bracci) per incarnare i noti personaggi (Fortunello, Gastone, Nerone) tra satira e nonsense e intonare le «cretinerie» de I salamini.
E lasciare poi la scena al friend ospite, Gabriele Linari per una bella prova d’attore con Tanto pe’ canta’ foriera della morte a 50 anni (nel 1936) per quel «friccico ner core», dopo una vita in cerca di riscatto sociale e artistico, ancora quando è al culmine del successo. Idolo del pubblico anche nelle Americhe, quella di Petrolini è una biografia dolorosa, e risuona tristemente il goliardico «me ne fregio» dei riconoscimenti ricevuti dal regime fascista.